Avete presente gli ultimi minuti de L’allenatore del pallone? Il presidente Bortolotti è perentorio con mister Canà prima dell’ultima gara decisiva: «Perdere. E perderemo». La soluzione è quella, naturalmente, di non far giocare un Aristoteles in stato di grazia preferendogli Speroni, peraltro coinvolto in una tresca clandestina proprio con la moglie del presidente. Ma questa è un’altra storia. Quello che interessa a noi è che, alla fine, Canà – per amore della Longobarda – decida di affidarsi ad Aristoteles nella ripresa per arrivare alla vittoria che permette alla squadra di rimanere in Serie A. Quindi, cosa c’entra con il Milan? Immaginate che Oronzo Canà sia Stefano Pioli e Bortolotti una “forza X” di cui non conosciamo il nome, ma talmente influente da garantire a Suso non solo la sempiterna titolarità, ma anche la certezza che non verrà mai sostituito.
Parlarne dopo Roma-Milan diventa riduttivo e rischia di essere pure fuori luogo: troppi gli errori individuali che hanno condizionato una gara persa soprattutto nel pacchetto arretrato, dalla disastrosa staffetta Conti-Calabria, a Musacchio che – suo malgrado – mette il sigillo definitivo sul 2-1 per i padroni di casa. Ma ogni domenica, che si vinca o che si perda, che si segni o si prenda gol, che in panchina ci sia Giampaolo o Pioli, ricordate che Suso è e sarà sempre lì, sempre più inconcludente e – ci permettiamo di sottolineare – sempre più snobbato dai compagni. In un momento in cui Calhanoglu prova a riemergere e Paquetá fatica a trovare il suo senso tattico in una squadra che più ibrida non si potrebbe, troverete facilmente lo spagnolo posizionato alla sua mattonella, sprezzante di un pericolo che tanto non corre e non correrà mai.
Resta da capire, dunque, perché per tutta la settimana prima della trasferta romana ci si sia affrettati a rilanciare l’ipotesi di un Suso sacrificato da Pioli quando poi, puntualmente, non è successo. Sarà stato superbo, ancora una volta, negli allenamenti di Milanello? Avrà convinto grazie ad una condizione atletica invidiabile a discapito dei vari Rebic, Piatek, perfino Castillejo e Borini? Chi lo sa. Ma è probabile che presto, molto presto, arriverà anche per Pioli la domanda fatidica. Perché è evidente che il tifoso, in un momento in cui ha anche altri ottocentocinquantasette interrogativi da risolvere, voglia capire una volta per tutte che fascino “scientifico” eserciti il numero otto sul tecnico di turno. Un fascino che, agli occhi del popolo rossonero, ha perso da molto, molto tempo.
Da SpazioMilan
This post was last modified on 28 Ottobre 2019 - 10:17