Il Pistolero ha ricaricato le pistole. Krzysztof Piatek dopo 118 giorni ha ritrovato la via del gol, anche se da calcio di rigore, levandosi di dosso il fardello di un digiuno che stava facendo venire i capelli bianchi a Marco Giampaolo più di quanto non lo siano già. Una liberazione non solo per il polacco ma per tutto il popolo milanista: se non segna lui, il Diavolo resta all’asciutto. Troppo poco però per sfatare la maledizione del numero portato sulle spalle, per diventare definitivamente l’erede di Filippo Inzaghi e guadagnarsi un posticino nell’Olimpo degli dei rossoneri: il bomber ex Genoa ora è chiamato ad arrivare a “quota 20”, una cifra sulla carta sufficiente per trascinare dopo sei anni il Milan in Champions League.
A proposito di SuperPippo, a proposito di tabù: tra tre giorni andrà in scena il derby di Milano, dove per il club di via Aldo Rossi un 9 non segna dal lontano 21 aprile 2008, quando proprio il solito Inzaghi consegnò la vittoria allora tecnico Ancelotti. A Piatek l’onere, ma soprattutto l’onore di invertire il trend segnando nella rete difesa da Handanovic. Dall’Inter all’Inter insomma: a farci caso, la raffica di pallottole si è interrotta proprio dalla sfida con i “cugini” dello scorso 17 marzo. Il polacco, lasciato anche oggettivamente troppo solo per 65′, ha subito non poco la guardia del duo Skriniar-De Vrij, non proprio i due clienti più comodi.
Una partita incolore, senza gol, che gli è costata convinzione e autostima. Un crollo mentale durato, se escludiamo le reti un po’ rocambolesche con Udinese e Frosinone, fino alla partita di domenica scorsa contro il Verona. Ora l’occasione per prendersi una rivincita, per premere il grilletto e centrare il bersaglio. Decidere il derby non solo per una mera soddisfazione personale, bensì per svoltare una stagione cominciata col piede storto, ma soprattutto per infondere sicurezza ad una squadra che da troppo tempo è orfana di un bomber, di un risolutore nel momento più difficile. “Tranquilli, da ora in poi ci penso io”: tra tre giorni il derby per poterlo affermare sul campo.