Ore quarantotto. Il calciomercato si è chiuso precisamente due giorni fa e, nonostante qualche meno segnato in rosso alla voce cessioni, l’operato del nuovo duo Maldini-Boban può tutto sommato considerarsi sufficiente e soddisfacente. I fondi pochi – se non pochissimi -, gli occhi addosso della UEFA, ma Marco Giampaolo ha ricevuto quegli innesti non dal nome roboante ma certamente mirati e funzionali al progetto. Fosse così facile: neanche il tempo di posare l’agenda, che le due bandiere rossonere si trovano alle prese con la grana rinnovi, che grana è a tutti gli effetti quando si è costretti a riunirsi intorno al tavolo con due volponi come Lucci e, su tutti, Mino Raiola.
Andiamo con ordine, cronologico: la questione più calda è quella che riguarda Giacomo Bonaventura, di cui contratto scade proprio il prossimo giugno. Il centrocampista, rimasto ai box quasi 10 mesi dopo sole 10 presenze a fine 2018, è considerato uno dei giocatori di maggior qualità e duttilità della rosa a disposizione da Giampaolo, il quale però vuole valutarne le condizioni in seguito al lungo stop. La società non ha molto tempo però, perché l’agente calabro-olandese potrebbe già realizzare un accordo con un altro club il prossimo gennaio e a quel punto il Milan vedrebbe partire a zero il suo gioiello. Proprio per questo la dirigenza ha già fissato un incontro nelle prossime settimane.
Da un assistito di Mino ad un altro. Sì, perché dopo l’estate 2017 caratterizzata da schermaglie, soldi finti lanciati in campo e il ripudio dei tifosi, il rischio del tormentone mediatico è proprio dietro l’angolo: ovviamente stiamo parlando di Gigio Donnarumma. Il portierone classe ’99, nonostante le avance dell’ex Leonardo, è riuscito a rimanere a Milano e il suo legame con il Diavolo scade nel 2021. Tutto semplice, considerando anche la volontà del giocatore di restare in rossonero; se non fosse che Raiola è già pronto a chiedere un ritocco dell’ingaggio. Richiesta che cozza inevitabilmente con la nuova policy milanista, che ha come primo obiettivo proprio il ridimensionamento del monte ingaggi. Un braccio di ferro lungo e logorante all’orizzonte, condizionato anche e soprattutto dai risultati che otterrà Giampaolo a fine anno.
Infine, ma non importanza, la situazione di Suso. Lo spagnolo è quello che, in questo triangolo, ha la scadenza più in là (2022) ma è anche quello dei tre che da più anni è avvolto da una nube di incertezza e precarietà: così come con l’arrivo dei cinesi, il numero 8 quest’estate sembrava destinato all’esclusione. Poi il dietro-front da parte del mister, la nuova posizione sulla trequarti e le prime buone impressioni. E ancora la sconfitta di Udine, il cambio di modulo e il ritorno sulla destra. Insomma: Suso divide, Suso condiziona, ma allo stesso modo determina. Motivo per cui il procuratore Lucci è intenzionato a battere cassa per ottenere quell’adeguamento che già lo scorso inverno aveva procurato una lunga e fastidiosa pubalgia al suo giocatore. Come finirà la telenovela? Difficile esprimersi anche in questo caso, dato che si tratterebbe dell’ennesimo rossonero a superare quella soglia di 2.5-3 milioni di salary cap teorizzato da Elliott.
Quello che è certo è che Boban e Maldini fino ad ora si sono solamente scaldati prima del match più importante. La crescita professionale dei due passerà anche e soprattutto da qui, come del resto anche il loro destino a tinte rossonere.
This post was last modified on 4 Settembre 2019 - 23:05