Le legittime di Piatek e Romagnoli

La pausa della Nazionali è fatta apposta per creare discussioni. Spesso il campo non dà sufficienti spunti, ed in soccorso dei media arrivano le interviste pre o post partita per riempire pagine e servizi vari.

A fagiolo, in questo senso, sono arrivate le parole dal ritiro della Polonia da parte di Piatek, il quale incalzato da domande relative al nuovo allenatore, ha lasciato intendere di non essere ancora fisicamente al meglio, come normale che sia, e che i dettami di Giampaolo verranno interiorizzati solo col tempo. Nulla di estremo nelle sue parole, se non l’evidenza di un cambio di filosofia che presuppone un cambio anche di atteggiamento da parte di tutti. L’attaccante è apparso determinato e anche il ”suggerimento” di giocare ogni tanto con palle lunghe anziché azione manovrata, non deve necessariamente esser vista come insubordinazione. Può diventare uno spunto, costruttivo e non distruttivo rispetto al nuovo modo di giocare.

Allo stesso tempo, anche le dichiarazioni di Romagnoli post Armenia sulla possibilità/necessità di partecipare alla Champions League, hanno creato un dibattito. Ma è chiaro che Alessio essendosi preso la responsabilità della fascia, la voglia di crescere e migliorarsi, ce l’ha in primis pensandosi in rossonero. L’abbiamo interpretato più come un modo per alzare l’asticella che non una manifestazione di malcontento verso i nostri colori.

La parole si prestano facilmente all’interpretazione. In un momento diverso della stagione potevano in effetti aver un peso diverso. Tuttavia a inizio settembre suonano più come buoni propositi rivolti a favore del Diavolo, che non aspra critica. Per il Milan non sarà una stagione facile. Per il quarto posto la concorrenza è alta perché il livellamento delle squadre che puntano questo traguardo è andato verso il basso, aumentando la competizione. Partire senza il favore del pronostico può essere solo un bene. Ben vengano punzecchiate come quelle del nostro capitano e del nostro bomber.

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