In qualche modo lo avevamo anticipato: il pareggio in Champions avrebbe caricato ancora di più l’Inter e, soprattutto, avrebbe messo Conte nella condizione di caricare i suoi giocatori a pallettoni. Ma se, oggi, ci raccontassimo che è stato solo questo il motivo che ha prodotto un derby del genere saremmo “tafazzisti” all’ennesima potenza. Il derby il Milan lo ha perso per lunghi tratti dei novanta minuti, talvolta salvato da un Donnarumma ancora super e talvolta graziato da pali e traverse. Un effetto dejà vu che ha rischiato di riportare i tifosi addirittura ai momenti più brutti di questi ultimi anni che, un giorno, in tanti vorranno poter dimenticare presto. La verità sta, in parte, in un concetto snocciolato nel post gara da Giampaolo: «L’Inter ha qualcosa di più sul piano del vissuto e dell’esperienza». Corretto. Quindi, che si fa? Può bastare la questione anagrafica a giustificare un disordine sistematico ed emotivamente inaccettabile?
Serviva esperienza secondo Giampaolo, serviva «personalità» secondo Boban. Ed ecco il punto: puoi avere un’età media bassa, ma può non mancarti personalità. Trincerarsi dietro la mancata esperienza diventa rischioso. E non può comunque giustificare due gol segnati in quattro partite, di cui il 50% su rigore. Sempre secondo il mister, «complessivamente abbiamo giocato come dovevamo, vogliamo provare a colmare quel gap». Che, però, difficilmente colmi se già pensi di aver «giocato come dovevamo». Insomma, la confusione che si vede in campo sembra assolutamente parallela alla confusione di chi manovra dalla panchina. Alla costante ricerca del bello che non si vede nemmeno lontanamente per un pericoloso peccato originale: bello è se bene fa, il “bello” tout court non balla. E non serve.
Ora un’altra settimana di passione, anzi: sarà meno di una settimana, dal momento che giovedì il Milan chiuderà il turno infrasettimanale nella pruriginosa Torino. Da lì, tanto per mantenerci positivi, partì lo sfacelo dello scorso anno che portò il Milan di Gattuso a giocarsi la Champions. Sembra una vita fa. Ma, nostalgia a parte, Mazzarri rischia seriamente di essere il primo giustiziere di Giampaolo: difficilmente un’altra sconfitta rovinosa potrà essere tollerata dalla dirigenza e dalla società. Società che, proprio ieri dal tecnico, ha ricevuto un allarme chiaro: nella mancanza di esperienza evidenziata in conferenza, risiede tutto il fastidio per un gruppo che evidentemente non soddisfa il suo credo. E non che, viceversa, gli equilibri siano migliori. Insomma, la bomba è verosimilmente innescata. E, al momento, sembrano davvero poche le combinazioni che possano renderla inerte.