Si riparte dopo tanta attesa sotto l’ombrellone. La Serie A è riniziata sabato, ma alle 18 il Milan di Giampaolo esordisce a Udine contro l’ostica squadra di Igor Tudor. Giocare alla Dacia Arena non è mai facile, specie se contro i bianconeri scenderà in campo una formazione che inevitabilmente non si può considerare tra le prime della classe. Il pareggio di Lasagna a San Siro lo scorso campionato, una bestia nera per il Milan nelle ultime stagioni, ha dato avvio a quel declino rossonero che ha portato la squadra di Gattuso fuori dalla Champions League. E proprio 11 giocatori allenati fino a pochi mesi dal tecnico calabrese partiranno titolari oggi pomeriggio. Già, nessun nuovo acquisto: 65 milioni spesi in estate tra panchina – Leão, Duarte, Krunic e Bennacer non sono pronti – e infortunati (Theo Hernández, che ne avrà ancora per un po’ dopo l’infortunio nella Icc contro il Bayern Monaco).
CALHA REGISTA, IDEA NUOVA E INTERESSANTE – Undici ‘gattusiani’ in campo, dunque. Ma con qualche esperimento interessante. Per esempio sarà la prima volta in campionato di Suso dietro alle punte o di Calhanoglu in versione regista. Non un’idea brutta quest’ultima, sulla carta. Senza Biglia a fare ordine, nel centrocampo tutto qualità voluto da Giampaolo meglio arretrare il fantasista turco, capace, seppur in maniera discontinua, di cambi e visioni di gioco interessanti e a volte pericolosi. E diciamocela tutta: ‘Calha’ non è per nulla veloce, quindi basarsi più sulla qualità (il turco ce l’ha) e meno sugli scatti può essere una chiave. Gattuso non lo ha mai provato in quel ruolo, ma lo ha schierato mezzala o esterno d’attacco. Sarebbe anche curioso vederlo da trequartista dietro alle punte, ma per il momento il posto è di Suso, un altro che dovrebbe rimanere a Milano nonostante le frasi ‘sibilline’ di Giampaolo nella conferenza stampa di sabato (“Se voglio che resti? Sì, ma nel mercato può succedere di tutto”).
PAROLA D’ORDINE: INVERTIRE LA TENDENZA – Nella storia del Milan, si sa, le ‘piccole’ hanno sempre dato molto fastidio perché spesso capaci di chiudersi e concedere meno spazi. Lo è stato nel passato centennio, lo è stato con Ancelotti allenatore, lo è stato anche nelle ultime 10 stagioni. Prendiamo lo scorso campionato: Cagliari, Empoli, Udinese, Parma, Bologna, Frosinone, tanti punti sprecati che sono costati a Gattuso e ai suoi l’accesso in Champions League. E quest’anno, con grandi nomi arrivati in Italia che hanno rinforzato le rivali, l’accesso nell’Europa che conta è forse il più difficile degli ultimi tempi. Giampaolo si è detto orgoglioso di allenare il Milan che considera “un grande club“, ma per far sì che la sua sia un’esperienza indimenticabile – e non un altro nome di passaggio fra i tanti, troppi, cambi in panchina degli ultimi 10 anni – dovrà dimostrare, oltre al bel gioco, di saper conquistare il maggior numero di punti possibili contro avversari più alla portata. Naturalmente sarà poi importante non sottovalutare le ‘big’: se anche quest’anno si lottasse punto a punto, e si volesse dare per scontato che Juve, Napoli e forse Inter possono raggiungere la Champions senza troppe difficoltà, gli scontri diretti con Roma, Lazio, Atalanta e Torino diventano decisivi per il quarto posto, l’ultimo disponibile. Dopo Udine si gioca contro Brescia e Verona, prima del derby contro l’Inter e il Torino all’Olimpico. Serve subito partire forte o anche quest’anno l’accesso in Champions rischia di rimanere solo una speranza vana, tramontata a metà o fine stagione.
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