È doveroso fare una premessa, prima che venga sollevata l’obiezione di blasfemia, che si contesti un paragone effettivamente improprio: Patrick non è Zalayeta, non è Cruz e non è Tomasson, i quali tutti e tre probabilmente ora – in un campionato sempre più privo di qualità – farebbero i titolari nelle squadre di vertice della nostra Serie A.
Cutrone non è al loro livello, ok. Ma serve – anzi, ormai serviva – al Milan. Il calcio è fatto anche di riserve, di gente che nonostante una partita trascorsa quasi interamente in panchina è capace di entrare a pochi minuti dal fischio finale e trovare la motivazione e la forza per determinarne il risultato. Possiamo parlare della prima a San Siro della scorsa stagione con la Roma, dell’ottavo di finale deciso nei supplementari al Marassi, di quel 28 dicembre sotto la pioggia in cui, raccolto quel gioiello scucchiaiato da Suso, ha consegnato a Gattuso l’ultimo derby ufficiale vinto dai rossoneri.
Cutrone non è un campione, ma è indispensabile. Perché l’ormai ex numero 63 rossonero – con 90 presenze e 27 gol con la maglia del Milan a soli 21 anni, è giusto ricordarlo – è stato il giocatore che nella stagione delle “cose formali” ha tirato una carretta che per André Silva e Kalinic – 63, guarda caso, milioni in due – pesava troppo, garantendo un’Europa League che l’anno dopo lui solamente ha onorato fino alla fine. È quello che con la sua voglia e la sua determinazione tiene sempre il titolare sulla corda, mettendo ogni domenica in difficoltà il mister sulla scelta.
Cutrone è “garra” (dato che ora va molto di moda), è grinta e cuore. Patrick è rosso e nero, è lotta per la maglia che tra poche ore, ufficialmente, non sarà più al Milan. Per 22 o 25 milioni che saranno e una pluvalenza tanto bramata dopo i patatrack combinati nello scorso lustro da Galliani, Berlusconi, Fassone, Mirabelli e mettiamoci dentro anche Leonardo, di cui un Higuain, un Laxalt e un Castillejo ci portiamo ancora sul groppone, sperando in Caldara. Perché poi anche a questo bisogna pensare: via Cutrone, chi sarà il vice-Piatek? Il mercato di oggi, lo vediamo tutti i giorni, ti costringe a spendere cifre folli per mezzi giocatori (50 milioni per Correa, ad esempio) e il rischio di andare a reinvestire quella cifra in un attaccante che non garantisce lo stesso rendimento del canterano milanista è alto, molto alto.
E poi il solito discorso, paradossale: 22-25 milioni per un Under 21 che ha già messo la spunta alle voci “presenze in Competizioni internazionali” e “doppia cifra in stagione” sono veramente troppo pochi. Se pensiamo poi che Pinamonti è andato al Genoa per 18 milioni più bonus… Anyway, good luck Patrick. See you soon!
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