A differenza degli ultimi Milan, in quello di Marco Giampaolo ci sarà spazio per un trequartista. Il motivo è semplice, se vuoi giocare un calcio fatto di qualità non puoi fare a meno di un numero dieci puro. E allora è molto probabile che il fulcro del Milan che verrà, a livello di idee offensive, non sarà tanto il regista, quanto il trequartista.
In quella zona il Milan aveva già di suo parecchie opzioni: Suso, Calhanoglu, Bonaventura e Paquetà. Ai quali quest’anno si è aggiunto Krunic e si aggiungerà presumibilmente anche Bennacer. I due ex Empoli possono fare i trequarti, ma resta più verosimile che Giampaolo ne usufruisca in altre zone (mezzala il primo, mediano il secondo). In ogni caso complessivamente si tratta di tre trequartisti puri (Calhanoglu, Paquetà, Bonaventura) e tre potenziali (Suso, Krunic, Bennacer) per un solo posto. Gli altri evidentemente giostreranno fra mezzali e regia, per un centrocampo decisamente fluido. Insomma nel mazzo a disposizione di Giampaolo ci sono già parecchie carte, ognuna delle quali ha caratteristiche precise.
Il primo della lista è Hakan Calhanoglu, il dieci più dieci che c’è al Milan a partire dal numero che porta sulle spalle. Il turco è nato in quella posizione e in effetti ha le qualità per farlo. Rispetto a tutti gli altri ha una visione più ampia del gioco e maggiori capacità di aprire il campo, in ampiezza e profondità; ha il miglior tiro da fuori e sa calciare da fermo (in porta o in mezzo). Il punto debole è la testa e quindi la continuità di prestazione. Oltre che il gol, che però non è altro che conseguenza della situazione mentale.
Il secondo è Giacomo Bonaventura, un altro che il trequartista l’ha già fatto, anche al Milan. All’opposto di Calhanoglu, per lui la testa è il punto forte: la continuità, all’interno della partita e della stagione. Anche il gol non gli manca. La visione di gioco è più limitata rispetto al turco, ma l’intensità con e senza palla colma il gap. Da considerare anche il super rapporto con i tifosi, cosa che ad oggi manca sia al dieci che a Suso.
A proposito di Suso. Lo spagnolo sulla trequarti è un punto interrogativo, per questo lo abbiamo messo fra i potenziali. È stato il miglior assist-man della Serie A, quindi è uno che oggettivamente sa mettere i compagni in porta. E ha dimostrato di sapercela mettere anche lui stesso in porta, pure dalla media distanza. I problemi sono due. Il primo è il posizionamento: troppo spesso tenderebbe a defilarsi sulla destra, operazione naturale per lui, ma che in qualche modo dovrà allentare. Il secondo è la continuità, che in un Milan talvolta Suso-dipendente diventa fattore decisivo in termini di risultati.
L’ultimo dei quattro che potrebbero stare da quelle parti è Lucas Paquetà. Un altro che in carriera l’ha fatto e che soprattutto era arrivato a Milano presentatoci da classico dieci brasiliano. In realtà vedendo giocare si è scoperto un giocatore diverso, a tratti addirittura più europeo che brasiliano. Poi però il suo essere sudamericano tende a riemergere ogni due o tre tocchi di palla. E allora è inevitabile che l’idea di metterlo fra centrocampo e attacco, con qualche vincolo in meno a livello tattico e più libero di tentare le sue giocate, diventa piuttosto affascinante. Cioè, perché no?
This post was last modified on 15 Luglio 2019 - 18:13