Meglio “vedova” che…

L’accordo con l’Uefa sull’esclusione dall’Europa League, che entra negli archivi come una macchia nella gloriosa storia internazionale del Milan, è in realtà un bel punto di partenza per costruire un futuro solido e credibile. I grandi giocatori di poker dicono che i tornei importanti si vincono “foldando” le mani decisive e questa volta il Milan per garantirsi un futuro ha deciso di “foldare” l’Europa League. Una scelta di buon senso che consente di rientrare con calma nei parametri dell’Uefa e di vivere una stagione senza coppe, per ricostruire la squadra con calma evitando di avere una rosa costosa da trenta e oltre giocatori.

Il terreno ideale per un allenatore come Giampaolo che ama “insegnare” calcio ai suoi ragazzi sfruttando l’intera settimana di lavoro. Un allenatore che non è abituato a gestire rose ampie e la cui carriera non ha mai avuto un dna europeo. La storia insegna che dagli anni “senza coppe” sono nati squadroni come il Milan di Capello e la Juve di Conte. Probabilmente questo Milan non arriverà a quei livelli, ma sicuramente il punto di partenza è molto “sensato”. Così come è stato sensato non fare proclami estivi e soprattutto aver scelto con le istituzioni internazionali la strada del dialogo e della diplomazia. Dobbiamo dire il vero questo percorso era già cominciato con il Milan di Leonardo che l’anno scorso aveva sfiorato l’impresa di entrare in Champions League e che in ogni caso ha costituito la spina dorsale da cui ripartiranno Boban e Maldini: Donnarumma (se resterà)-RomagnoliPaquetáPiatek. Gli ultimi due sono stati comprati, i primi due sono stati riabilitati dopo che la gestione precedente aveva fatto di tutto per comprometterne il radioso futuro.

Da milanista mi piacciono dunque questi due anni improntati al “buon senso” e questo non significa non ammettere che sono stati e probabilmente anche nella prossima stagione saranno commessi errori. Evviva dunque il buon senso finalizzato alla costruzione di un futuro credibile e solido dal punto di vista societario. Quello che mi fa ridere è che a quel buon senso inneggiano gli stessi che due anni fa idolatravano la grandeur dei “cinesi” e la campagna faraonica della coppia Fassone-Mirabelli. Gli stessi che aizzavano le folle contro chi, come me, richiamava realisticamente alla realtà e ai rischi spaventosi che stava correndo il futuro del Milan.

Oggi Forbes elogia la politica adottata da Elliot e l’agreement con l’Uefa, due anni fa la rivista americana metteva in guardia dal l’avvento di Yonghong Li e company. Ma all’epoca i “giornalisti” ammaestrati dicevano: “Ma cosa volete che ne sappia Forbes?”. Vi chiederete perché continuo a ricordare quello che successe nell’estate di due anni fa. Proprio per evitare che in futuro i tifosi si facciano illudere come pecoroni allo stesso modo e perché inizino a pensare e ragionare con la loro testa e soprattutto con in testa il bene del Milan. Cosa che a molti di quelli che hanno lavorato, scritto e parlato di Milan in questi anni non frega molto in realtà. So perfettamente che alla deriva “cinese” ci ha portato l’ultima paradossale e schizofrenica gestione dell’era Berlusconi. Ma non posso e non voglio dimenticare i decenni di successi irripetibili che ci ha regalato quella gestione: una storia unica che non si ripeterà più nè per il Milan nè per nessun alto club. In questo senso sì, come dicono molti di quelli che commentano qui su SpazioMilan sono una “vedova”. Ma meglio essere una “vedova” che essere una di quelle che vende pensieri, parole e articoli al miglior offerente. Quelle si chiamano in un altro modo.

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