Per carisma, nel mondo del calcio, Maldini e Boban sono secondo a pochi o forse nessuno. Hanno creato attorno a loro un’aurea di rispetto e credibilità che supera i confini del rettangolo verde, non a caso sono diventati per ragioni diverse, veri e propri ambasciatori di questo gioco.
Averli entrambe nell’organigramma, appena sotto Gazidis, è un vanto per tutti i rossoneri. Coma già anticipato nelle scorse settimane, se esiste un barlume del vecchio Diavolo, è unicamente per la loro presenza, pur essendo tutti e due neofiti per gli incarichi appena assunti.
Nonostante il giubilo della tifoseria a seguito delle loro nomine, ad intermittenza , attraverso i social qualche ventata di pessimismo mista a paura di precoci fallimenti, si manifesta comunque.
È nella logica il fatto che ad oggi al Milan non possano essere accostati grandissimi nomi. Sarà così per le prossime finestre di mercato, non solo in questa. Ma se abbiamo salutato con gioia il ritorno di due leggende così stimate, occorre lasciar loro del tempo a disposizione. Altrimenti diventiamo un ambiente capace solo di triturare le proprie bandiere.
Ben venga che il Real apra le porte a Paolo e Zvone anche solo magari per parlare di giovani. Perché non è scontato che un club dal blasone presente e passato accolga due dirigente di una nobile decaduta quale noi siamo. Non c’è nulla di scontato in questo. Da queste sfumature si capisce la considerazione reciproca. Come dire, oggi siamo quelli che siamo, in profonda ricostruzione. Ma apparteniamo ad un élite, alla quale ambiamo. Però serve tempo. Idee, serietà e continuità. Se non siamo disposti a fidarci di Cuore di Drago e Zorro, di chi dovremmo fidarci?