Partiamo dai punti fermi: Piatek è e sarà un bene da custodire

Miglior marcatore del Milan, come lo era stato del Genoa e come si è confermato in Nazionale con due gol decisivi in pochi giorni. Se in via Aldo Rossi si sta cercando di rimettere la chiesa al centro del villaggio, non va dimenticato chi in quel villaggio ha contribuito a ricrearne parte dell’atmosfera di festa da gennaio in poi. Krzysztof Piatek ha chiuso la sua stagione con la maglia della Polonia come l’aveva cominciata con quella del Grifone: segnando. E segnando gol pesanti, pur rinunciando all’ormai celeberrimo gesto delle pistole. Perché? Già a segno contro la Macedonia, la sua esultanza aveva creato qualche malumore di troppo dalle parti di Skopje, ergo: meglio evitare ulteriori strascichi dopo il sigillo contro un avversario politicamente “sensibile” come Israele. Ma i conti sono presto fatti: «Due gol, due vittorie, sei punti», il bilancio rimarcato in un tweet dal diciannove rossonero.

Che ha poi aggiunto: «È stata una stagione straordinaria per me, ma nella prossima voglio segnare ancora più gol. Farò di tutto per prepararmi al meglio per le partite che verranno». Insomma: un (recentissimo) matrimonio, tre squadre, trentaquattro gol complessivi e il rapporto con Lewandowski che dal livello “ombra” è passato al livello “coesistenza”. Di successo, aggiungiamo noi. Ma ciò che ci preme maggiormente è capire l’apporto che potrà dare nell’ennesimo, nuovo Milan pronto – c’è da augurarselo, almeno – a delinearsi nel mese che porterà al ritiro di Milanello. Non ci vuole una laurea per immaginare che il 4-3-1-2 sostenuto da Giampaolo potrà metterlo nella condizione di fare bene, sempre che al suo fianco ci siano compagni decisi a sostenerlo e a lavorare di concerto nella prima stagione completa del polacco in rossonero. Che, attenzione, è sì particolarmente diligente in allenamento e rispettoso nel rapporto con i compagni, ma ha anche dimostrato con Gattuso di non avere certo il carattere più malleabile della truppa.

Poco male: nell’attesa (ormai lo ripetiamo peggio di un mantra) dell’ufficialità di Maldini nel nuovo ruolo, della matassa da dipanare fra le nuove posizioni di Boban e Massara, di rassicurazioni sul tecnico (che, comunque, continuano a convergere quasi tutte sulla strada che porta a Bogliasco), è giusto sottolineare come al Milan – per la prima volta dopo quasi un decennio – non si debba necessariamente lavorare in estate ad un “numero 9”. La soluzione è lì, già bella che a portata di mano, peraltro irrobustita da un contorno che merita approfondimenti: Cutrone, per cui rimane sempre un’opzione il prestito in Italia, ha bisogno di ritrovare la continuità che il caso gli aveva garantito nella stagione del suo exploit e che l’intorpidimento di Higuain aveva esteso anche nella prima parte della stagione appena conclusa; di André Silva, che resta comunque un oggetto mediamente misterioso, va valutato l’effettivo valore sulla lunga distanza, quando il gioco si fa più duro. Situazione che lo hanno visto sparire inspiegabilmente, al Milan come al Siviglia. Pochi dubbi, insomma, che al momento Piatek sia pierwszy wybór. La prima scelta.

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