Sono passate tre ore, le prime tre ore rossonere di Marco Giampaolo, e già è al centro delle polemiche, tra i più che ritengono il nuovo mister rossonero inesperto e non all’altezza per una panchina autorevole come quella del Milan. È davvero così? Cerchiamo di analizzare chi è il tecnico ex Samp e cosa di positivo può portare a Milanello.
Partiamo dalla prima considerazione: spesso abbiamo letto, spesso abbiamo sentito: «Tanto valeva tenere Gattuso, Giampaolo è come lui, è come Inzaghi o Brocchi: una scommessa». Ecco, non è così. A differenza dei due appena citati, l’allenatore scuola-Galeone non è un professionista alle prime armi, bensì uno che di campi ne calca da quasi vent’anni e che in carriera ha avuto la sfortuna di non essersi mai guadagnato la chance della vita, forse perché – così come si dice di Sarri – non gli è mai stato riconosciuto quel physique du rôle per rappresentare un club blasonato.
Parliamoci chiaro: il Milan non gioca bene a pallone dall’arrivo di Allegri a Milano, uno che in ogni caso ha vinto uno scudetto – il primo non nerazzurro post-Calciopoli – e conquistati tre piazzamenti Champions, ma che non faceva dell’estetica il suo marchio di fabbrica. Anche nella stagione appena conclusa si è spesso notato un certo distacco tra squadra e centravanti e un’approssimazione di gioco evidente, a tratti oratoriale. Giampaolo invece – dal canto suo – è un perfezionista della tattica e della manovra che predilige un calcio propositivo, votato all’attacco: il titolo di capocannoniere 2018/19 di Quagliarella, sopra addirittura ad un mostro sacro come CR7 ne è la dimostrazione. Inoltre la carriera dell’ex doriano ci dice che ama puntare sui giovani, valorizzarli, al punto da guadagnarsi rispetto e ammirazione di gioielli come Torreira, che accetterebbe la proposta milanista anche per riabbracciarlo.
L’unico contro tra i vari pro analizzati riguarda la personalità di questo allenatore. Non è una scommessa, ma certamente Giampaolo è alla prima esperienza in una grande piazza come quella meneghina. Un merito che va senza dubbio riconosciuto a Gennaro Gattuso è la capacità mostrata in questi 18 mesi di addossarsi le colpe degli insuccessi, di gestire patate bollenti come quella Higuain mentre la dirigenza taceva o dormiva, di tirare fuori il meglio dai suoi nei momenti di maggiore difficoltà. Se anche il nuovo mister rossonero saprà fare da parafumine, non lo sappiamo. Senz’altro però va lasciato lavorare e giudicato a fine stagione – se non dopo – permettendogli anche di sbagliare. Non sono necessari allenatori vincenti e affermati per rinascere: Sacchi e Sarri insegnano.
This post was last modified on 19 Giugno 2019 - 22:41