È finita come tutti si aspettavano, anche se a tratti è stata la notte dell’incredibile. Milan terzo, Milan quarto, poi tutto è tornato a prima dei rispettivi fischi d’inizio. Quando già conoscevamo il destino di Leonardo, intuivamo quello di Gattuso e riportavamo di clamorose incertezze su quello di Maldini. Sullo sfondo Ivan Gazidis, sempre più deus ex machina rossonero e – non a caso – lesto a farsi sentire a fine gara direttamente da Ferrara con un ricco comunicato: «Abbiamo concluso la stagione con il più alto punteggio dal 2012/13. Il prossimo anno parteciperemo all’Europa League per il terzo anno consecutivo. Sono fiducioso che il team continuerà a crescere e raggiungere il successo». Già. Ma ripartendo da chi? Perché a questo punto, a sensazione, l’ennesimo ribaltone è dietro l’angolo. Con le stesse, poche, certezze degli ultimi anni sebbene il risultato ottenuto – numeri alla mano – sia effettivamente il migliore dal post Allegri. Ma la vera notizia, per ora, Gazidis la regala in chiave europea: il club parteciperà alla terza Europa League di fila. Allontanata l’ipotetica rinuncia per ingentilire l’Uefa in tema di sanzioni, anticamera di un’altra estate rovente per i tifosi, mai così divisi come in questo momento storico.
C’è chi difende l’operato di Gattuso in relazione al materiale umano a disposizione e chi, invece, non vuole più vederlo in panchina nemmeno in fotografia; c’è chi si domanda per quale motivo Leonardo sia intenzionato a dimettersi e ipotizza che la politica di Gazidis non ammetta investimenti di un certo spessore, ma c’è anche chi difende la figura emergente del nuovo ad per il suo respiro internazionale. E poi c’è chi si chiede quale peso possa avere avuto un’icona come Paolo Maldini in un’annata vissuta perlopiù all’ombra dell’amico Leo. Non c’è più unione, unità d’intenti e di pensiero. Non c’è più voglia di attendere, c’è tanta stanchezza, tanta critica. Tanto pessimismo. Come un’Inter qualunque. Che festeggia l’obiettivo raggiunto con una sola lunghezza in più, grazie ad un portiere che ha regalato almeno dieci punti e, non dimentichiamolo, al termine di una stagione dove i derby sono stati molto più che decisivi.
Insomma, a volte basta una parata miracolosa o un autogol sventato per vedere il bicchiere con occhi diversi, per far nascere un nuovo movimento, per ripartire più forti di prima. Ed è per questo motivo che il Milan ha il dovere morale di non buttare via tutto, perché se è vero che in campo e in panchina serve maggiore esperienza, è anche vero che in via Aldo Rossi la stagione si è chiusa a ridosso di coloro che, ad inizio stagione, avrebbero dovuto dare del filo da torcere alla Juventus. Alla Juventus. Ventuno punti in più. Quindi calma. Calma a pensare a rivoluzioni tout court. Calma prima di ammainare le bandiere. «Dedicheremo i prossimi giorni a un’analisi completa della stagione e ai passi successivi da intraprendere per continuare il percorso di crescita del nostro club». Parole, queste di Gazidis, che non possono essere uno specchietto per le allodole. Roma non è stata costruita in un giorno, figurarsi il Milan di Elliott.
This post was last modified on 27 Maggio 2019 - 16:03