Il giocatore ‘invisibile’ e abbandonato da una parte, quello ‘perdonato’ ma non riscattato a fine stagione dall’altra. Quelle di Riccardo Montolino e Tiemoué Bakayoko sono due storie diverse, ma anche molto simili. Nato il primo a Milano 34 anni fa; nel 15esimo arrondissement parigino nel ’94 il secondo. Uno cresciuto e sbocciato in Italia tra Atalanta, Fiorentina e Nazionale senza mai un’esperienza all’estero; l’altro nei francesi del Rennes e del Monaco, per poi arrivare in Inghilterra, al Chelsea. Tutti e due approdati a Milano. Ma domenica, al termine dei 90 minuti contro la Spal che diranno se sarà Champions o no, diranno sicuramente addio ai colori rossoneri.
Una storia enigmatica quella di Riccardo, più ‘travagliata’ invece quella di Tiemoué. Il primo quest’anno è stato un fantasma: solo 17 panchine e nulla più, se non una sfilza di presenze in tribuna. E come dice Gattuso di problemi tra i due non ce ne sono stati, anche se appare chiaro che un motivo di fondo ci sia. Una sorta di crisi del settimo anno, come accade spesso nelle coppie. Montolivo domenica non ha potuto abbracciare San Siro nella sua ultima presenza in casa da rossonero, ma lo ha fatto solo Ignazio Abate, anche lui all’addio dopo tanti anni col Diavolo. Non il giusto modo di essere trattato: non poter salutare quei suoi tifosi che in parte lo odiano da anni, dopo sette lunghe, altalenanti, stagioni, non è comunque rispettoso. E pensare che solo tre anni fa i compagni pensarono subito a lui, quando era ancora capitano prima di lasciare la fascia allo ‘juventino’ Bonucci, dopo il crack al crociato rimediato in Nazionale.
Bakayoko, al contrario, è amato dalla folla. Partito in sordina a inizio stagione, poi sbocciato incredibilmente dopo l’infortunio di Bonaventura. Ha saputo prendere in mano le chiavi del centrocampo e ci è rimasto, eccetto qualche ‘Bakayokata’ (un po’ una sorta di ‘Balotellata’) che però è stata sempre perdonata dalla dirigenza. Si ricorda la maglia di Acerbi sventolata sotto la curva insieme a Kessié dopo Milan-Lazio 1-0 di campionato. O il ritardo di un’ora a Milanello costato a lui e a tutta la squadra il ritiro ‘punitivo’ durato fino al lunedì di Milan-Bologna. Fino al litigio con Gattuso proprio durante il match contro gli emiliani di Mihajlovic: otto minuti per prepararsi a entrare in campo al posto di Biglia erano troppi per l’allenatore calabrese, che ha così preferito mettere ‘per punizione’ José Mauri. Poi il francese è tornato titolare a Firenze, forse più per necessità, e il Milan è tornato a volare, vincendo sia con i Viola che con il Frosinone, come anche era stato col Bologna nonostante il numero 14 non fosse sceso in campo.
Montolivo lascia dopo sette stagioni, 158 partite, 10 gol, 15 assist e 12.586 minuti giocati, oltre a una presenza con il Milan Primavera. Il centrocampista francese, invece, dopo 30 partite (domenica saranno 31), 1 gol, 1 assist e 2.209 minuti. Insomma, due storie diverse ma che avranno lo stesso esito a fine stagione. A meno che la Società rossonera, su richiesta di Gattuso, non pagasse i 38 milioni di euro che servono per riscattare Bakayoko dal Chelsea. Per Montolivo, invece, si apriranno nuove possibilità dopo un anno ‘all’inferno’: ritirarsi a 34 anni o continuare a giocare forse all’estero? I dubbi sono tanti. Ma il destino a fine stagione, per i due calciatori, sarà probabilmente lo stesso.
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This post was last modified on 23 Maggio 2019 - 15:52