Le parabole opposte di Conti e Calabria

SICUREZZA

Che Davide Calabria fosse un buon terzino lo si era capito da tempo. Che fosse un terzino da Milan si era intuito già l’anno scorso. Quest’anno ha provato di poter essere il titolare. E se un anno fa il posto gli era garantito dall’indisponibilità di Conti, oggi la sua titolarità è finalmente indipendente dalle condizioni dell’ex Atalanta. Insomma ha definitivamente scalato le gerarchie. Forza fisica, capacità di spinta e rientro, attaccamento alla maglia e personalità sono i punti chiave della crescita esponenziale del due rossonero. Che sarà pur grezzo a livello tecnico e di scelte nella partita (vedi il passaggio a Pjanic contro la Juve), ma a differenza di molti altri non è mai mancato a livello di approccio mentale. Peccato abbia giocato praticamente un anno intero e che proprio al momento clou si sia dovuto arrendere a livello fisico (l’infortunio probabilmente lo terrà fuori fino a fine stagione).

PUNTO INTERROGATIVO

Chi invece ha già ceduto più di una volta da questo punto di vista è Andrea Conti. Fermato due volte dai problemi al ginocchio, era finalmente tornato a piena disposizione per questo finale. Peccato che l’infortunio alla spalla di Torino gli impedirà, di certo, di giocare col Bologna: per le altre si valuterà poi. Il punto però un altro e prescinde dalle peripezie fisiche del calciatore. È da dicembre che Conti è a completa disposizione, eppure le prestazioni veramente convincenti sono pochissime. È vero che l’assenza di continuità lo penalizza, così come all’inizio lo penalizzava il lungo stop: ma il giocatore visto soprattutto nell’ultimo periodo è la bruttissima copia di quello visto a Bergamo. Poco incisivo in avanti (può c’entrare Gattuso) e spesso disastroso dietro. Insomma il punto non è più fisico, ora è diventato tecnico-tattico: Andrea Conti è adatto a questo Milan?

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