Sono giorni di riflessione per la triade rossonera composta da Gazidis, Leonardo e Maldini che da una parte devono preservare l’unità e il livello di concentrazione della squadra in vista di Firenze e dall’altra pianificare il post Gattuso, affidando la panchina del Milan al primo allenatore marcato Elliott. I top (quelli che porterebbero il salto di qualità) sembrano inarrivabili: Conte flirta con Juve e Inter, piazze in gradi di vincere subito, cosa che il Milan non può garantirgli. Sarri ha recentemente affermato di voler restare in Inghilterra, la Champions conquistata e il buon cammino in Europa League lo mettono al riparo da eventuali ribaltoni. Gli altri top stranieri, vedi Pochettino, sono ipotesi più remote, che mal si conciliano con i paletti della Uefa. Insomma, tutti fuori portata per il Milan di oggi.
UNA SCOMMESSA?- Tra il novero degli emergenti e delle scommesse, la candidatura più forte è quelle legata a Di Francesco. Sponsor dell’ex tecnico della Roma è proprio l’emozionate Champions League che stiamo vivendo. Quelli che oggi esaltano Klopp molto probabilmente lo fecero anche l’anno scorso con Di Fra. Il calcio si sta evolvendo e le imprese di Klopp e Pochettino assomigliano a quella che proprio un anno fa realizzò Di Francesco. Il pragmatismo e l’attendismo tipico degli italiani oggi non paga più e la Champions premia l’intensità, il gioco verticale, propositivo e sopratutto chi non molla mai. Chi attacca va avanti, chi difende torna a casa. Caratteristiche dell’ormai ex Roma di Di Francesco. Emblematica fu la stagione scorsa. Dopo esser finito nel girone con Chelsea e Atletico Madrid tutti la davano per spacciata e invece Conte e Simeone, non certo famosi per un gioco spumeggiante, furono sorpresi dal furore capitolino. Il capolavoro contro il Barcellona, ottenuto grazie alla sua invenzione della difesa a 3, si stava per ripetere in semifinale contro il Liverpool, ma complice un arbitraggio rivedibile, il miracolo non si replicò.
DNA EUROPEO- Appunto, Di Francesco. Attualmente possiamo definirlo come l’italiano più vicino alla mentalità europea: dotato di buon carisma, l’abruzzese ha dimostrato di saper gestire un gruppo di giovani, come tanti ce ne sono nel Milan, e tirare fuori il meglio da ognuno. Resta da vincere lo scetticismo: Di Fra è un nome che non scalda – per usare un eufemismo – il tifo rossonero, stanchi di comandanti mediocri. Pesa ancora il rifiuto degli anni passati, ma se i rossoneri vogliono tornare a stropicciarsi gli occhi, tra le alternative papabili, lui è uno dei pochi a possedere le caratteristiche per riportare in alto il Milan. Più dello stimato Gasperini, avendo nel bagaglio un’esperienza in una piazza calda come Roma, due stagioni di Champions alle spalle e la gestione di uno spogliatoio di una certa caratura.
Il matrimonio sembra combinato, in altre situazioni non si sarebbe realizzato: ora il Milan non può permettersi di meglio e per l’ex Roma un club come il Milan sarebbe un passo importante per la carriera. Il progetto deve essere però supportato dalla società: servono giocatori di qualità. E poi magari ai primi sprazzi di bel gioco e alle prime vittorie, Di Fra conquisterà anche il pubblico. Una società dal DNA europeo come il Milan non può che ripartire dal tecnico italiano…più europeo.