Crediamoci, crediamoci, crediamoci! Dieci lettere. Una parola. Un imperativo, che deve riecheggiare ancora più forte nelle mente di Romagnoli e compagni. A maggior ragione dopo la sconfitta dell’Atalanta nella finale di Coppa Italia contro la Lazio. Un ko che può danneggiare il morale dei giocatori bergamaschi in vista della Juventus: la partita dell’Allianz Stadium sarà probabilmente il vero e proprio crocevia della stagione che dirà se i nerazzurri andranno in Champions League oppure no. Nell’ultima giornata, infatti, se la vedranno con il Sassuolo: un avversario tosto, ma non irresistibile e che non ha più nulla da chiedere a questa Serie A.
Il “Gasp furioso”
La mentalità della squadra di Gasperini potrebbe venire intaccata anche per come è arrivata la sconfitta dell’Olimpico mercoledì sera, nata dai colpi di due laziali agli antipodi in questa stagione. Milinkovic-Savic, il gioiello inseguito dal Milan in estate, che ha deluso per trequarti di Serie A prima di riprendersi nell’ultima parte del campionato. E il “Tucu” Correa, la vera e propria sorpresa biancoceleste, autentica ‘bestia nera’ dei rossoneri e ottimo sostituto di Luis Alberto, anche lui per gran parte ‘desaparecido’ come Milinkovic. C’è poi anche da dire che il 2-0 è maturato negli ultimi 10 minuti della partita, quando l’idea dei supplementari iniziava a entrare nella testa di calciatori e allenatori. Una sconfitta che brucia, dunque. Ancor di più se a macchiarla c’è anche un presunto fallo di mano di Bastos nel primo tempo, che devia con il braccio largo il tiro di De Roon diretto in porta mandandolo sul palo. Un episodio che ha fatto esplodere Gasperini ai microfoni della Rai. Una volta visto il replay dell’azione in diretta tv, l’allenatore ha definito il tutto “un fatto gravissimo che ha modificato l’andamento della partita. Non capisco come Banti, che non mi è piaciuto per come ha arbitrato la gara, non abbia consultato il Var“.
Barzagli dice addio. Juve, la vittoria manca da quattro turni
Insomma, per l’Atalanta è un mix letale. E se vogliamo essere ancor più pignoli e tragici, il campo pesante dell’Olimpico, inzuppato da una forte pioggia primaverile, potrebbe stancare e non poco i giocatori bergamaschi e quelli della Lazio in vista del finesettimana. Ma se i biancocelesti possono permettersi di giocare con il freno a mano tirato in casa contro il Bologna, dato che l’obiettivo Europa è già stato raggiunto ed entrare in Champions è oramai quasi impossibile, i bergamaschi sono attesi a Torino da una Juventus con la pancia piena, ma che vuole chiudere al meglio una stagione non troppo entusiasmante di fronte ai suoi tifosi, nella serata in cui alzerà l’ottavo Scudetto consecutivo. E c’è anche un motivo più nostalgico, perché l’ultimo ‘Campione del Mondo’ dei Mondiali 2006 con l’Italia, Andrea Barzagli (Zaccardo, unico altro rimasto, sta giocando a San Marino), dirà addio al calcio giocato a fine stagione. Si sfalda così la tanto invidiata BBC (Bonucci-Barzagli-Chiellini) per tanti anni impenetrabile. Allora, quale miglior modo per un campione di dire addio al proprio pubblico con una vittoria? La Juve è sempre stata una squadra assetata di successi e record da raggiungere, sia con Conte che con Allegri. Quindi giusto credere in una gara alla ricerca dei tre punti da parte dei bianconeri: la vittoria oramai manca da quattro gare, il 2-1 contro la Fiorentina che è valso lo Scudetto. E c’è un dolce ricordo a rafforzare questa tesi: il 13 maggio 2012 i bianconeri, già con il titolo cucito sul petto, batterono l’Atalanta 3-1 all’ultima di campionato. E guarda un po’ la coincidenza? Quello fu il giorno dell’addio di un’altra colonna bianconera, Alessandro Del Piero, che avrebbe poi proseguito la carriera in Australia, a Sydney.
Giocatori ritrovati
Il ritiro punitivo scaturito dopo il ritardo di Bakayoko a Milanello e le vittorie contro Bologna e Fiorentina hanno probabilmente ridato serenità alla squadra di Gattuso, ritrovatasi dopo il tragico bivio esterno di Parma e Torino costato il quarto posto. La vittoria contro i Viola, inoltre, ha messo in mostra una squadra che ha saputo soffrire e ritrovato le giocate di giocatori mancati all’appello per troppo tempo come Suso, suo l’assist del definitivo 1-0, e Calhanoglu, uomo-vittoria al Franchi. Per non parlare del sostegno dato dalle ‘riserve’ che hanno quasi sempre risposto presente in questa stagione: Abate, Zapata e Borini. Tra tutte le pretendenti alla Champions, inoltre, il calendario del Milan è quello più abbordabile: con il retrocesso Frosinone a San Siro e la già salva Spal a Ferrara, due squadre che non hanno più nulla per cui lottare in A. Domenica alle 18 occorrono i tre punti contro i frusinati, poi tutti di fronte allo schermo per Juventus-Atalanta. L’imperativo è solo uno: crediamoci!
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