Per i giornali è chiaro o quasi: Simone Inzaghi è la prima scelta per la panchina del Milan. Anche i bookmakers la pensano allo stesso modo: l’attuale allenatore della Lazio è quotato a 1.50 rispetto all’ancora vagante Di Francesco (5), a un Giampaolo in direzione Roma (6) e a un Sarri forse prossimo sposo della Juve (25). Secondo Sportmediaset, l’unico ostacolo tra il Club rossonero e l’allenatore piacentino, fratello del tanto amato Pippo, sarebbero Lotito da una parte e la coppia Gazidis-Elliott da un’altra. Il presidente biancoceleste, si sa, è sempre un osso duro quando c’è da trattare, ma con un Inzaghi in scadenza di contratto l’anno prossimo non ha molti margini di manovra. Il ds e il proprietario rossoneri, invece, vorrebbero un nome di respiro internazionale e starebbero tenendo in considerazione le ipotesi Sergio Conceiçao, attuale allenatore del Porto, Rudi Garcia, in uscita dal Marsiglia, e Paulo Fonseca dello Shakhtar Donetsk. Nomi che si scontrerebbero con le volontà di Paolo Scaroni e Paolo Maldini. Entrambi gradirebbero un nome italiano, oltre al fatto che l’ex capitano deve ancora ancora decidere se sarà il nuovo ds rossonero. Tra dubbi e un po’ di scetticismo, si lavora dunque per il Milan che verrà. Ma quella di Simone Inzaghi potrebbe essere effettivamente un’ottima possibilità per quattro motivi.
Il primo: Inzaghi ha saputo tirar fuori il meglio dalla Lazio. Anche in una stagione difficile come quella conclusa, il tecnico è riuscito a vincere la Coppa Italia dopo alcuni risultati altalenanti. Un qualcosa vorrà pur dire, no? E per di più basta riguardare il doppio confronto in Tim Cup a febbraio e aprile tra rossoneri e biancocelesti per dirlo. All’Olimpico la squadra di Gattuso veniva da due mesi di vittorie ma non ha creato quasi nulla, subendo in lungo e in largo la squadra laziale che si è divorata vari gol chiudendo la gara sullo 0-0. A San Siro la musica non è cambiata. Dopo un primo tempo più o meno equilibrato e una ripresa dove ci si aspettava che un Milan in crescita, ciò che è uscito dal campo è una Lazio gagliarda, cinica e decisiva. Gol di Correa 0-1 e Milan incapace di rendersi pericoloso, trovando solo un gol con Cutrone annullato per fuorigioco. Qualificazione meritata nella finale di Roma e vittoria convincente contro un’Atalanta sicuramente più in forma, reduce dal successo in campionato per 3-1 proprio all’Olimpico 10 giorni prima. Insomma, con una squadra considerata da sempre l’ultima della classe dalla stampa rispetto a Roma, Inter e Milan, Inzaghi ha sfiorato la Champions anno scorso e ha saputo vincere un titolo quest’anno. Una cosa non accaduta a Gattuso: finale di Coppa Italia persa nel 2018 contro la Juve, Champions mancata domenica.
Il secondo: Inzaghi sa valorizzare i giovani, spremendoli al massimo e ottenendo quanto possibile da loro, anche se le qualità tecniche non sono eccelse. Marusic, Patric, Wallace, Luiz Felipe non sono proprio dei grandi campioni, ma il tecnico è riuscito a dare un senso alle loro giocate in campo. Persino un Cataldi smarrito dalle ultime stagioni ha saputo essere importante, giocando da subentrato ma trovando il gol sia nel derby contro la Roma che nella larga vittoria interna contro la Spal.
Il terzo: Inzaghi è un allenatore carismatico e trascinatore. Sente la partita al 100 per cento come ha fatto Gattuso in questi 18 mesi di Milan. Segno che tiene molto al lavoro che fa e che vive il match quasi ‘da tifoso’. Al Milan servono allenatori dinamici e vivaci. Un po’ come stanno facendo Inter e Juventus con Conte e Sarri: tutti conoscono l’animo ‘focoso’ di Antonio, come anche quello di Maurizio, capace di mostrare il dito medio contro alcuni tifosi juventini che lo insultavano fuori dallo Stadium (prima di Juve-Napoli 0-1 dello scorso anno) e di prendere a calci il suo cappellino abbandonando l’allenamento in anticipo per via di una discussione tra Higuain e David Luiz (il giorno prima della finale di Baku dove ha vinto il suo primo titolo internazionale con il Chelsea). Insomma, se si arrabbiano son dolori.
Il quarto: i titoli vinti in pochi anni da allenatore. Con la Lazio, Inzaghi ha già vinto 1 Coppa Italia e 1 Supercoppa italiana contro Atalanta e Juventus. Tutto ciò gli ha permesso di diventare il secondo allenatore più vincente della Lazio dietro a Sven Goran Erickson, primatista assoluto con sette titoli, tra cui il campionato italiano 1999-2000. Ma non finisce qui, perché con la Primavera biancoceleste ha già vinto 2 Coppe Italia e un’altra Supercoppa. Inzaghi ha dunque già avuto modo di sorridere varie volte.
Ben venga dunque il suo arrivo al Milan, fatto che garantirebbe probabilmente anche un’altra possibilità: la permanenza di Paolo Maldini in casa rossonera con un ruolo da ds. Se alla fine sarà il tecnico di Piacenza ad allenare i rossoneri, vuol dire che l’ex numero 3 avrà vinto la sua battaglia personale contro Gazidis. L’ex Arsenal, se vuole rifondare il Milan, non può schierarsi contro tutti e avere l’ultima parola su qualsiasi cosa.
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This post was last modified on 30 Maggio 2019 - 15:43