C’è stata tanta maleducazione e pure un po’ di isteria nei minuti successivi al triplice fischio finale di Milan-Lazio di sabato scorso. Il veleno probabilmente continuerà a gocciolare fino al 24 aprile, giorno del nuovo confronto tra le due squadre per la semifinale di ritorno di Coppa Italia. Pensavamo di aver già visto la scena peggiore con la maglietta di Acerbi esposta a mo’ di scalpo da Kessie e Bakayoko davanti alla curva rossonera. Poi oggi apprendiamo della frase di Leiva all’indirizzo di Ugo Allevi, storico membro dell’ufficio stampa del Milan, costretto sulla sedia a rotelle, che si è sentito dire “Stai zitto e seduto”. E’ il momento di spegnere il fuoco, se possibile.
Al di là dei provvedimenti che il giudice sportivo prenderà nei confronti dei protagonisti di questi episodi e al di là di come la Lazio reagirà sul suo giocatore, una volta accertata la dinamica descritta dal Corriere dello Sport, c’è da registrare qualche falla in casa Milan rispetto a come è stato analizzata e trattata la vicenda di Kessie e Bakayoko. Già, perché sabato sera Rino Gattuso si presenta davanti ai microfoni, chiede scusa ad Acerbi e stigmatizza il comportamento dei suoi giocatori, troppo presi a smanettare sui social più che allenarsi qualche ora in più alla settimana. Poi, nemmeno 24 ore dopo, la società fa uscire un comunicato ufficiale che annacqua molto la censura nei confronti dei due giocatori.
La sensazione che è emersa è quella di una delegittimazione del proprio allenatore che a caldo si era espresso contro il comportamento di Kessie e Bakayoko e – per chi lo conosce bene – non ha cambiato sicuramente idea nemmeno oggi, a tre giorni di distanza. C’è di più. Kessie è pure recidivo alle sceneggiate, dopo quanto accaduto nel derby con Biglia (con pubblica reprimenda di Gattuso). Anche in quel caso sembra che la società non avesse gradito l’amplificazione dell’episodio. A fine stagione scoprire se questa differenza di vedute tra tecnico e dirigenza avrà un effetto sulla prosecuzione del rapporto. Oggi Ringhio appare sempre più solo.