Crollo Milan e Gattuso di nuovo sulla graticola: cambiare o rimanere con lo stesso capitano?

Ora è veramente dura. L’eliminazione mercoledì sera dalla Coppa Italia ha messo in risalto due cose: 1) la Lazio ha ampiamente meritato la finale per quanto fatto vedere nel doppio confronto; 2) il Milan è stanco e spento nel gioco, cosa preoccupante per il finale di stagione. Il campanello d’allarme era scattato nel derby perso in casa per 2-3, dopo due mesi di risultati e prestazioni di livello. Da lì in poi, Romagnoli e la sua squadra sono calati vincendo a oggi sono una partita delle ultime sei: la sfida di campionato contro la Lazio su rigore di Kessié.

A Parma si sono evidenziati tutti i limiti della squadra di Gattuso, che anche mercoledì sera ha avuto difficoltà persino nel fare passaggi ravvicinati. Con il 3-4-2-1 in Coppa Italia, visto nel finale al “Tardini”, e con addirittura cinque difensori nella ripresa, i rossoneri hanno subito molto di più che con il 4-3-3. Un primo tempo giocato benino, con poche occasioni avute, un secondo al di sotto delle aspettative. E così tutto ora è più complicato. Perché nell’ostica trasferta di Torino domenica, in caso di passo falso, i rossoneri potrebbero venire scavalcati in zona Champions con il rischio che tutta la stagione venga compromessa in due gare.

Gattuso, intanto, è finito di nuovo sulla graticola, come era capitato lo scorso dicembre dopo la cocente eliminazione in Grecia per mano dell’Olympiacos. In molti sui social sono ripartiti con l’hashtag #GattusOut. Così la domanda viene spontanea: meglio restare con lo stesso allenatore che ci sta tenendo al quarto posto in classifica o dare una scintilla e cambiare?

Gli aspetti da analizzare sono vari: la squadra è stanca, lenta e compassata nel gioco. I singoli non rendono al meglio: Suso e Calhanoglu sono giocatori lontani da quelli visti anno scorso e nella prima parte di stagione. Per non parlare della stanchezza mentale che i calciatori stanno vivendo in questo periodo, sfociata, durante il derby, anche in nervosismo con la quasi lite Biglia-Kessié. Un traghettatore potrebbe dare una scintilla in più alla squadra, un po’ come Ranieri alla Roma dopo l’esonero di Eusebio Di Francesco. Ma è anche giusto dire che un capitano non abbandona mai la sua nave e nei momenti di difficoltà Gattuso c’è sempre stato: dando merito all’avversario quando ha saputo batterci meritatamente, non alimentando inutili polemiche verbali come altri allenatori di Serie A fanno e convincendo nel gioco a gennaio e febbraio.

Forse è meglio rimanere così, nella speranza che a fine stagione sia Champions League. Poi sarà un’estate tutta da vivere e con molti interrogativi da rispondere: resterà Ringhio sulla panchina rossonera? Verrà la squadra potenziata con acquisti degni di nota o la Uefa e il Fair Play finanziario ci limiteranno? Intanto, c’è una gara a Torino da vincere per ripartire…

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