Sarà una notte da Champions, da dentro e fuori. Da spettatori (si spera ancora per poco) per i milanisti, con l’Italia che si spaccherà in due tra gufi e tifosi bianconeri. Se dici Ajax e quarto di finale, la memoria non può che andare a quella partita. Andata finita in pareggio come nel caso della Juventus e il ritorno che ha consegnato alla storia il thriller più emozionante per un tifoso rossonero nato negli anni 90.
Chissà senza quel gol in comproprietà tra Inzaghi e Tomasson come sarebbe andato il corso della storia. Ancelotti avrebbe comunque avuto il suo ciclo vincente? L’Ajax in semifinale con l’Inter? Un derby d’Italia in finale a Manchester? Insomma, meglio non pensarci. Come un segno del destino, come nella Champions che il Milan ha tolto alla Juventus, stavolta i bianconeri dovranno superare l’esame Ajax a sole quattro partite dal traguardo. Quello era l’Ajax dei primi Chivu, Snejider, Van der Meyde e soprattutto Ibrahimovic. Magari un giorno i vari De Ligt, De Jong, Neres riusciranno a superare i loro precedessori. I bianconeri partono sulla carta favoriti, come quel Milan di Ancelotti, con i campioni dalla propria parte, ma guai a dare per vinti una banda di ragazzini terribili…
Anche i lancieri hanno comunque avuto il loro momento nero (mancavano dalla fase a eliminazione diretta dal 2005/2006). La crescita dei giovani è stata esponenziale ma non improvvisa: l’impianto dell’Ajax di oggi è quello che si giocava la finale di Europa League coi diavoli rossi di Manchester due anni fa. Proprio il Manchester, altra nobile decaduta (proprio come il Milan), ha sfruttato quel “pass” per tornare nell’Europa che conta (erano arrivati sesti quell’anno in campionato), e oggi si trova ai quarti di finale, dove erano assenti dal 2013/14, anno guarda caso dell’ultima partecipazione del Milan. Un Milan comunque già nella sua parabola discendente.
All’appello mancano allora i rossoneri. Da ormai troppi anni inghiottiti nel purgatorio dell’Europa League e bramosi di tornare in Champions dal prossimo anno, dopo aver fallito l’approdo nella stagione scorsa. Da sei anni a questa parta, il Milan non è mai stato così vicino all’obiettivo. Nelle scorse stagioni, le ultime sei giornate hanno avuto spesso un significato nullo tra l’illusione e la delusione di non poter lottare per traguardi all’altezza della maglia. Non entrare quest’anno sarebbe un autogol imperdonabile. La sensazione è che sia un treno da prendere al volo, il mancato raggiungimento tarperebbe le ali ad una società con un piano ben definito. Inutile snocciolare i benefici che porterebbe l’ingresso nella Coppa: il premio in denaro è fondamentale per pianificare il futuro e per ridare appeal ad una società gloriosa. I giocatori si rivaluterebbero anche in vista di ipotetiche cessioni per ridurre il passivo, in ottica FPF. Quindi non ci sono alternative: prendere o lasciare.