Siamo tornati sulla strada per la Champions, una strada che sembrava smarrita e che adesso è ancora percorribile. Ma a sei giornate dalla fine l’obiettivo è tutt’altro che raggiunto. Si tratta di un obiettivo, lo abbiamo detto più volte, fondamentale per la storia del Milan sia dal punto di vista sportivo, sia soprattutto dal punto di vista economico.
Tornare stabilmente in Champions League permetterebbe al club di avviarsi lentamente a una gestione virtuosa e farebbe tornare la società un asset appetibile per la cessione definitiva a un nuovo proprietario. E’ questo infatti l’obiettivo dichiarato da Elliot che, ricordiamolo, è un fondo che finanzia e si occupa per lo più di aziende (anche di macro-dimensioni) “stressate” dal punto di vista economico. Ma non punta a integrare queste aziende nel proprio patrimonio, mira invece a risanarle, rivalutarle e rivenderle. Oltretutto in tempi brevi. Per questo motivo il ritorno in Champions League diventa imprescindibile, dato che è l’unico strumento rapido e diretto che permetta di incrementare fatturato e utili.
Non a caso in questi giorni, dopo la determinante vittoria contro la Lazio, tornano a uscire voci su potenziali acquirenti. Quelle che hanno accompagnato quotidiamente l’ultimo decennio della storia rossonera. Guarda caso anche la valutazione che esce nelle ultime ore è la stessa che faceva Silvio Berlusconi qualche anno fa. Se vi ricordate quando il mitico Mr. Bee stava per comprare il 48% a 480 milioni, la valutazione dell’asset era appunto di un miliardo di euro. Corsi e ricorsi.
Ma prima di pianificare il futuro e pensare agli introiti della Champions League bisogna tornarci conquistandola sul campo. Contro la Lazio si è rivisto lo spirito che aveva portato il Milan fino al quarto posto. Per intenderci non quello del dopo derby. Gioco e sicurezza non sono ancora le stesse, ma la posta in palio sabato sera era davvero altissima e contava solo vincere. In caso di non vittoria il Milan davvero avrebbe dovuto probabilmente dare addio al sogno Champions e conseguentemente avrebbe dovuto porre un freno alle proprie ambizioni future.
E invece, nonostante le difficoltà e il valore dell’avversario, il Milan ha fatto tutto quello che doveva fare. Prima e durante la partita. Purtroppo non dopo. Protagonista del pre-partita è stata sicuramente la società. Stavolta Leonardo non ha sbagliato nulla ed è andato avanti a martellare direttamente o indirettamente per tutta la settimana sullo scempio arbitrale di Torino. La cassa di risonanza mediatica che ha avuto l’inconcepibile arbitraggio di Torino e il conseguente stop a Fabbri, hanno prodotto un doppio effetto benefico. Da una parte Gattuso ha avuto la possibilità di preparare la partita con calma, senza eccessiva pressione. Dall’altra ha spinto Rizzoli a designare un arbitro esperto che, diciamoci la verità, non ha certo sfavorito il Milan in una gara determinante come quella contro la Lazio. Anche in campo il Milan è stato perfetto e Gattuso pure, nonostante le difficoltà della partita e il doppio infortunio contemporaneo a Calabria e Romagnoli.
Tutto perfetto dunque fino al 96’ minuto. Soprattutto il risultato. Peccato che poi la triste scenetta di Kessié e Bakayoko abbia monopolizzato l’attenzione di tutti. Un episodio di per sé insignificante, ma che ha prodotto un’eco infinita. Il classico granello di neve che provoca una valanga. Non stiamo a ripetere quanto siano stati inadeguati i due responsabili del gesto, tra l’altro uno recidivo. Evidentemente la sceneggiata con Biglia nel derby meno di un mese fa non è servita di lezione a Kessié. L’ivoriano è riuscito a far parlare di sé per quella maglia sotto la Sud invece che per il rigore che potrebbe decidere la stagione del Milan. Una vera impresa.
In questo contesto, però, vorremmo analizzare il comunicato stampa del Milan che ha tentato di chiosare la vicenda. Non riuscendoci. Il comunicato recita “avendo poco prima sportivamente effettuato lo scambio di casacche”: mettiamoci nei panni di Acerbi che dice: “Ma come? Perdo la partita, mi chiedi di scambiare la maglia per fare pace e poi la usi per prendermi per il culo sotto la tua Curva?”. Ci sta che il laziale si arrabbi e per un gesto del genere devono esserci solo le scuse, non la “scusa” dello scambio “sportivo”. Sempre il sito ufficiale spiega: “L’ha mostrata per pochi secondi”. Quindi c’è un limite minimo di tempo affinchè si configuri la presa in giro? E ancora il comunicato del Milan: “Senza finalità di scherno”… E per quale motivo l’hanno mostrata se non per prendere in giro Acerbi? Sempre il sito: “La totale assenza di altri elementi negativi”. Cos’altro dovevano fare? Non era un messaggio già abbastanza negativo? Infine nel comunicato si legge una volta l’aggettivo “ingenuo” e ben tre volte l’aggettivo “innocente”. Due professionisti da sei zeri l’anno hanno il dovere di non compiere queste “ingenuità innocenti” e la società ha il dovere di non prendere in giro la Lazio definendo “innocente e ingenuo” un gesto che è solo e semplicemente da condannare e derubricare come “sbagliato”.
Non innocente o ingenuo, ma premeditato, provocatorio ed errato. Questo deve avere il coraggio di dire pubblicamente la società, senza trovare scusanti o attenuanti che poco si addicono a calciatori professionisti di 25 anni. Un gesto aggravato dal fatto che il Milan si troverà di fronte la Lazio e Acerbi tra pochi giorni per una tiratissima semifinale di Coppa Italia. In definitiva il gesto di Kessié e Bakayoko è stato un bel “buco”, ma la toppa apposta dal comunicato ufficiale è stata peggio ancora. Se qualche anno fa fosse uscito un comunicato di quel tipo Galliani avrebbe avuto una reazione tipo quella dell’altra sera a San Siro in occasione del rigore dato e poi tolto da Rocchi.