Milan, Galliani su San Siro: “Molto affezionato ma bisogna guardare avanti. Sulla convivenza con l’Inter…”

Adriano Galliani, storico ex amministratore delegato del Milan, ha rilasciato una lunga intervista al quotidiano Il Giorno dicendo la sua sulla questione San Siro.

Sulla difficoltà delle decisioni: “Una cosa è certa e su questa bisogna essere tutti d’accordo: riguardo il futuro di San Siro deve decidere il Comune. Solo l’amministrazione potrà abbatterlo o rimodernarlo o magari utilizzarlo per altri eventi, come i concerti. Però io non nego di essere a favore di uno stadio tutto nuovo, e questo lo sostengo da anni, soprattutto lo ripetevo nell’ultima fase della gestione di Berlusconi. Ma è evidente che le due cose si possono conciliare, perché in uno stesso impianto non si può giocare e allo stesso tempo ristrutturare. Quindi, a quel punto, che si faccia un nuovo stadio in comune. E soprattutto più moderno“.

Sulle possibili soluzioni: “Lo stadio di Milano è del 1926, era di proprietà del Milan fino al 1937 quando fu venduto al Comune di Milano. Poi è arrivata l’Inter, che prima giocava all’Arena. Ora i club devono decidere se rimanere lì: forse qualche anno fa sarebbe stata la cosa migliore, ristrutturando e annettendo l’area del Trotto, mettendo ristoranti e negozi. Probabilmente adesso abbellire San Siro sarebbe troppo oneroso. Per questo, ripeto, bisogna fare un nuovo stadio nell’area stessa che sostituisca quello vecchio, anche perché la zona adiacente San Siro dal punto di vista logistico funziona bene, è attrezzata come parcheggi e servita dalla metropolitana“.

Sul perché non ci si separa dall’Inter e si vuole continuare la convivenza: “Non ce ne sarebbe bisogno. A differenza che altrove, dove la convivenza fra società e tifoserie può essere più complicata, a Milano ci sono grandi opportunità per fare uno stadio in comune, perché i tifosi di Milan e Inter sono fantastici e non succede mai nulla nei derby. Loro sono abituati a convivere e a condividere, perciò io farei uno stadio solo, meraviglioso. E poi non dimentichiamo un altro aspetto: noi e l’Inter abbiamo praticamente gli stessi numeri su ascolti, stadio, tifosi. Se Inter e Milan fossero due aziende anziché squadre di calcio che muovono passioni e interessi, potrebbero essere aziende complementari. E quindi utilizzare la stessa struttura, per tornare ai fasti di un tempo. Magari se al timone di comando ci fossero state due dinastie milanesi, quella di Berlusconi e dei Moratti, che hanno fatto la storia del calcio e non solo, sarebbe stato più difficile prendere una decisione. Perché quando si è coinvolti col cuore è tutto più complicato“.

Sul dispiacere di lasciare San Siro: “È evidente che la cosa mi dispiaccia, perché San Siro prima ancora che da dirigente per anni l’ho frequentato da tifoso, quando ero ragazzo. Negli anni ’60 ero un “fedelissimo”, non mi perdevo una partita, che fosse di campionato o Coppa dei Campioni. Sono affezionato alla struttura dove ho trascorso serate memorabili e festeggiato grande vittorie, su tutte quel 5-0 al Real Madrid nel 1989. Ma allo stesso tempo è da tanto che continuo a dire che San Siro va rimodernato e che gestirlo costa troppo per quello che poi ti offre, anche se le spese sono condivise. Quando pensai al restyling, mi venne persino in mente di mettere un’ottantina di suites al primo anello…Il mondo va avanti, e anche gli stadi cambiano. Perciò talvolta la ragione può e deve prevalere sui sentimenti“.

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