Se nel 2005 il Milan raggiunse la Finale fu soprattutto grazie al gol di Ambrosini nel ritorno della Semifinale, quando al novantesimo, di testa, colpì il PSV e segnò la rete della qualificazione. A Istanbul, però, Massimo non andò né in campo né in panchina a causa di un infortunio: è questo uno dei suoi più grandi rimpianti della carriera, lo ha ricordato proprio in attesa di Liverpool Legends-Milan Glorie.
– Quanto sei desideroso di giocare ad Anfield? Che significato ha per te Anfield? C’è qualche LFC Legend che sei particolarmente interessato ad affrontare?
“Credo che Anfield sia uno degli stadi più belli del mondo. L’aria che si respira è unica, si percepisce la tradizione del club e l’impatto visivo degli spalti con il loro pubblico appassionato crea un’atmosfera incredibile. Sarà bellissimo poter tornare a rivivere certe emozioni in una delle città inglesi ed europee che più vive di calcio. Sarà molto stimolante affrontare alcuni dei giocatori che hanno fatto la storia del Liverpool e del calcio mondiale come Robbie Fowler, Patrik Berger, Steve McManaman. Non sarà facile ma noi ce la metteremo tutta per onorare al meglio le bellissime sfide che abbiamo disputato in passato“.
– Eri infortunato ad Istanbul nel 2005. Quanto è stato difficile rimanere seduto a guardare lo svolgersi di quella partita?
“Ci siamo qualificati alla Finale con un mio gol negli ultimi minuti contro il PSV, quindi volevo dare il mio contributo anche contro il Liverpool ma purtroppo prima del match sono incappato in un infortunio. Lo dico spesso: la partita che vorrei poter disputare nella mia carriera è proprio la Finale di Istanbul. È stato difficile non poter aiutare i compagni anche se la squadra, nonostante la sconfitta, giocò davvero bene: non solo nel primo tempo quando stavamo vincendo 3-0, ma anche nel secondo e ai supplementari avevamo avuto tante occasioni per vincere prima dei rigori. È difficile dare una motivazione riguardante quei tre gol presi in pochi minuti: sicuramente c’è stata anche un pizzico di sfortuna, mi viene in mente il tiro Sheva da due passi al 120′ con un miracolo di Dudek. Forse era già scritto che doveva finire così“.
– È stata la vendetta la grande motivazione del 2007 durante la Finale di Atene? Quale è stata la grossa differenza tra le due squadre quella notte? Che cosa ha significato quella vittoria per te?
“Sono convinto che niente avviene per caso, me l’ha insegnato la vita. Il caso ha voluto che dopo due anni incontrassimo ancora la stessa squadra: è successo e abbiamo vinto. Ho provato una sensazione particolare: il destino ha bussato di nuovo alla nostra porta per restituirci ciò che in maniera spietata ci aveva tolto. Quella coppa la volevamo a tutti i costi: era il nostro speciale risarcimento per quell’incredibile beffa patita nel 2005. Forse giocammo addirittura peggio rispetto alla Finale di Istanbul, ma fu la vittoria di un grande gruppo di uomini prima ancora che di calciatori. Il Dio del Calcio ci ha ridato quello che ci aveva tolto nel 2005…“.
fonte: acmilan.com