Tutto è cambiato nel giro di pochi mesi: dopo essere stato lui sulla graticola, adesso è Rino Gattuso che può mettere nei guai altri colleghi, come successo nelle ultime due settimane con Di Francesco e Maran. Quello rossonero è il tecnico del momento, una sorpresa che forse ha smesso di essere tale, un allenatore che dopo anni di gavetta sta provando a scrollarsi di dosso lo stereotipo di mero urlatore e motivatore. Con la partita contro il Cagliari, Gattuso è diventato l’allenatore “più longevo” sulla panchina del Milan post-Allegri, arrivando a quota 65 partite, contro le 64 di Montella.
Ed è proprio l’attuale tecnico della Juventus che torna in ballo per un’interessante statistica riportata dall’edizione odierna de La Gazzetta dello Sport: è, infatti, dalla stagione ’12/’13 che il Milan non si ritrovava al quarto posto dopo 23 giornate di Serie A (allora era dietro Juventus, Napoli e Lazio). Quella di sei anni fa, fu anche l’ultima stagione al termine della quale i rossoneri si qualificarono in Champions League, finendo terzi. E allora Rino vuole proseguire sulle orme di Allegri, che lo ha anche allenato. La strada imboccata è quella giusta: il suo Milan sta molto bene fisicamente ed ha un’idea di gioco chiara. Nulla di trascendentale, sia chiaro, ma quantomeno in campo ognuno sa quello che deve fare. E la mano dell’allenatore si vede anche coi nuovi arrivati: Piatek e, soprattutto, Paquetà, già fatto ambientare in un campionato completamente diverso.
Il lavoro di Gattuso è ancora più importante se si pensa che per lunghi tratti della stagione, Ringhio è stato costretto a far fronte ad un numero incredibile di assenze: ci sono stati momenti in cui è mancata tutta la colonna vertebrale, altri in cui la difesa era a pezzi (ricordate Abate difensore centrale?). Gattuso non si è pianto addosso ed anzi ha fatto quadrato con tutta la squadra. La corsa alla Champions prosegue con più fiducia…