In un campionato che non prevede lotte scudetto i motivi di interesse reali sono altri. A destra la salvezza. A sinistra il quarto posto. La stessa Europa League è destinata a trasformarsi in premio di consolazione per chi non resterà sul treno Champions.
Il punto è che su quel treno, ad oggi, ci sono quattro squadre: Milan, Roma, Lazio e Atalanta. Ma c’è spazio soltanto per una. Analizziamo allora in maniera quanto più oggettiva le possibilità di ciascuna, a partire da tre categorie. Il momento: che va contestualizzato per leggere la parabola della squadra e provare a prevederne il futuro. Il calendario: il cui livello di difficoltà può essere alterato da una serie di fattori, indipendentemente dal fatto che alla quinta di ritorno tutti debbano più o meno affrontarle tutte (determinanti le tempistiche). Gli scontri diretti: da un lato rischiano di essere decisivi quelli già giocati (in caso di pari punti), dall’altro è un fatto significativo se quelli ancora da disputare saranno da giocarsi in casa o fuori.
Quella di Di Francesco è una squadra in salute, quantomeno in campionato. Delle ultime undici in A ne ha persa soltanto una (e visto che con la Juve perdono più o meno tutti, di fatto non fa testo). A Roma il punto più basso lo si è già toccato: le sette scoppole di Firenze. Che paradossalmente, però, rappresentano un plus per i giallorossi: fra le 4 pretendenti al quarto posto sono gli unici a non dover giocare la Coppa Italia (due gare certe per chi ancora è dentro). Plus direttamente annullato dal fattore Champions: il ritorno col Porto farà bruciare parecchio.
Il calendario dice che due ostacoli belli grossi la Roma li ha già passati. Con Atalanta e Milan ha già giocato sia andata che ritorno: a mai più. Per il resto è un calendario che non presenta picchi di difficoltà. E nelle ultime 4, ossia l’ultimo sprint, ci sono match non impossibili: Genoa, Sassuolo e Parma si salveranno, la Juve avrà già vinto aritmeticamente.
Quanto agli scontri diretti, come detto, manca solo la Lazio, il derby. Sarà in trasferta, ma le motivazioni sono già di per sé fortissime. Contro le prime tre della classe, peraltro, la Roma giocherà in casa due volte (Napoli e Juve), fuori solo con l’Inter.
Dati alla mano, fra le quattro la Lazio è quella che vive la situazione più complicata. La squadra di Inzaghi arriva da due sconfitte. La prima in Europa League, in casa. La seconda in campionato, di quelle che spezzano il morale: all’ultimo, in rimonta. Rilevante, in questo senso, che sia l’unica squadra ancora impegnata su tre fronti. E per quanto difficilmente passerà il turno col Siviglia, la trasferta europea costringerà a spendere molto.
Il calendario dice che non dovrà più giocare con Napoli e Juve, ma resta l’Inter a San Siro. Il rush finale, poi, è di quelli comunque impegnativi. A maggio ci sono l’Atalanta, diretta concorrente, il Cagliari e il Bologna, che ancora lotteranno per salvarsi, e il Toro in casa (la più accessibile sulla carta).
Gli scontri diretti sono ancora tutti da disputare: il che può essere un vantaggio o uno svantaggio a seconda dell’esito ovviamente. Il fattore casa-trasferta, invece, conta poco: in casa con l’Atalanta, fuori col Milan e in casa con la Roma, ma è un derby.
Si parta dal presupposto che fra le quattro l’Atalanta è quella storicamente meno abituata ad un palcoscenico da Champions League. Semplicemente perché non è costruita né per giocarci, né per lottare per giocarci. Eppure ci si è ritrovata ancora una volta, grazie a un’altra stagione nettamente superiore all’apparente potenziale del parco giocatori. Il maestro sta in panchina, è chiaro. L’1-3 preso dal Milan dopo le quattro vittorie e un pareggio in campionato, con 17 gol fatti in 5 partite, e il 3-0 di Coppa alla Juve, rappresenta un brusco ritorno alla realtà. Da capire come reagirà la squadra di Gasperini: cadere in crisi di risultati oggi significa perdere tante posizioni. In pratica: perdere il treno.
Il calendario offre il Torino a Torino per rifarsi: tutt’altro che banale. Il maggio nerazzurro, poi, non sarà una formalità, anzi. Ci sono sia la Lazio che la Juve, entrambe fuori.
Già giocate Milan e Roma, con un punto in due partite, restano quindi tutte le altre big da affrontare: Lazio e Juve appunto, ma anche Napoli e Inter. Particolare: tutte e quattro saranno da giocare lontano da Bergamo. Mica tanto particolare.
Che il Milan, per una volta, sia in pole per il quarto posto è un dato di fatto. A fine febbraio è solo davanti alle altre. Sono i punti a dire che parte favorito. Il periodo è di quelli incredibili: in campionato sei vittorie nelle ultime sette, ultima sconfitta prima di Natale. Il culmine del tripudio a Bergamo. Poi però esistono ed esisteranno sempre anche momenti difficili. Questo va necessariamente messo in preventivo. Arriveranno.
E allora la forza del Milan starà nell’ottimizzare in termini di punti i tre match che lo separano dal derby. Non esistono partite facili, ma sulla carta queste sono le meno complicate. Per questo non conterà la tecnica, che è evidentemente superiore a quella di Empoli, Sassuolo e Chievo. Conterà la testa. Fare bottino pieno in questo trittico sarebbe un primo, enorme passo verso il quarto posto. A guardare il calendario le prossime tre gare rappresentano il momento più importante della stagione del Milan. Non si scappa: vincerle tutte è terribilmente decisivo. Poi c’è il derby e un filotto di partite tutte toste in un modo o nell’altro: trasferte con Samp, Juve, Parma e Toro e in mezzo la Coppa Italia. Più la Lazio e l’Udinese in casa, sempre in campionato. Con un finale sulla carta semplice, ma in realtà potenzialmente durissimo. Perché Bologna, Frosinone e Spal si giocheranno la salvezza fino all’ultima giornata e la Fiorentina a Firenze non è mai cosa semplice.
L’unico scontro diretto è da giocare in casa con la Lazio: San Siro sarà un fattore decisamente determinante.
This post was last modified on 19 Febbraio 2019 - 00:00