La rivoluzione di Elliott parte dal mercato. Si respira un’aria nuova e lo si percepisce dalle mosse della società. Basta con i “vecchietti”, dentro giovani di prospettiva: questo è il diktat dirigenziale. Oltre ai colpi ad effetto Paquetá e Piatek, il Milan, nel mercato di gennaio, si è mosso sotto traccia per portare a casa prospetti interessati. La notizia è che il club di Via Aldo Rossi ha deciso di programmare il suo futuro. Una sensazione nuova per i tifosi rossoneri, che erano abituati ai colpi last-minute e alle occasioni che il mercato offriva.
Da fondo qual’è, Elliott sa bene che gli investimenti si valutano nel lungo termine e infatti la proprietà non ha perso tempo per piazzato subito diversi colpi. Dalla finestra di mercato sono arrivati i difensori Tiago Djalò e Leroy Abanda, il centrocampista greco Niko Michelis, che andranno ad aggregarsi alla Primavera di Giunti. Dall’Alessandria è arrivato anche il giovanissimo Robotti, di cui si parla bene e si aggregherà alla squadra Under 17. Tutti nati nel nuovo millennio, tutti promettentissimi. A loro va ad aggiungersi il possibile acquisto (per giugno), ma non ancora ufficiale, di Allan Saint-Maximin, ala destra del Nizza, classe 1997, per una cifra vicina ai 20 milioni.
Non è un caso che negli scorsi mesi il Milan abbia ufficializzato nel ruolo di nuovo capo scout della società, Geoffrey Moncada, solo 31enne, ma con sei anni di esperienza al Monaco. Si, proprio lì, dove giocava un certo Mbappè, che lui stesso adocchiò. La programmazione è un punto di forza dei top club, è alla base dell’apertura dei cicli e quindi delle vittorie. Il Milan muove piccoli passi per avvicinarsi alle grandi d’Europa, quelle squadre abituate a comprare prima, ad anticipare le mosse degli altri. Come, possiamo ammettere, è stato anche per Piatek. I colpi a parametro zero hanno reso grande la Juventus, l’Inter sta seguendo questa strada prima con De Vrij e ora con Godin. La Roma punta forte sulla linea verde, anche se ha il vizio di rivenderli presto. L’obiettivo è chiaro: creare una squadra forte, dominante e giovane. Perché i giovani difficilmente si svalutano e – se sarà necessario venderli – potrebbero portare importanti plusvalenze.
This post was last modified on 6 Febbraio 2019 - 22:38