Adesso siate onesti e diteci: Higuain libero, messo in (s)vendita durante i saldi dello scorso luglio, chi non l’avrebbe preso? Chi risponderà “io, io non l’avrei preso” è un ipocrita, c’è poco da dire. Stiamo parlando di un attaccante che – è vero, è certamente in una fase calante della sua carriera, ha spesso fallito le sfide decisive, ha sempre necessariamente bisogno della fiducia e delle coccole dell’ambiente che lo circonda e tutto quello che volete – ha comunque stabilito il record di gol in un’unica annata di campionato e che a livello di classe e gol – qui in Italia – non è secondo a nessuno, tra i terrestri; l’E.T., quello che veste la 7 bianconera, fa storia a sé.
Higuain è (o è stato) un bomber indiscusso, uno che in 5 edizioni del nostro torneo – escludendo lo spezzone a tinte rossonere – ha segnato 111 gol: alla faccia di chi lo definiva Gordo. Prenderlo, a maggior ragione in prestito, ci stava eccome. Quindi arriviamo al punto: la gestione Leonardo nelle ultime settimane è stata criticata aspramente, per una serie di motivi. Su tutti, appunto, quello legato all’operazione che ha portato a Milano il Pipita per poi vederlo letteralmente fuggire dopo praticamente 5 mesi. Ma quante responsabilità ha il dirigente brasiliano? E – più importante – quanto ci ha rimesso il Milan in tutto ciò? Alla prima domanda abbiamo già risposto sopra: l’argentino è forte e ci sta arruolarlo, soprattutto con una formula – il prestito con diritto di riscatto – che ti permette di valutarne il rendimento a fine stagione per decidere se trattenerlo o rispedirlo al mittente. Vero, questa può essersi rivelata un’arma a doppio taglio, dato che le voci raccontano di un Higuain demotivato a causa dell’incertezza legata al suo riscatto; ma lo è anche il fatto che Gonzalo sarebbe tornato tra le braccia di Maurizio Sarri appena ne avrebbe avuto l’opportunità, come è successo. Ed è forse questa l’unica vera colpa di Leo: non aver letto l’umore del Pipa.
Rispondere al secondo interrogativo – invece – è un po’ più complicato, ma ci proviamo. Ipotizzando un risparmio di circa 9 milioni sul costo del prestito dell’argentino dalla Juventus – fissato a 18 – e dimezzando approssimativamente anche il costo ingaggio – che al lordo sarebbe stato intorno ai pari a 17,5 milioni – per l’operazione in questione sul bilancio del Milan graverebbe “solo” una cifra pari a circa 18 milioni di euro: così tanti per aver provato a portare in rosa un bomber di fama mondiale e non – con tutto il rispetto – il Luiz Adriano o il Kalinic di turno? La nostra sensazione è quella che sia stato un investimento legittimo più che una scommessa azzardata. Fallimentare e sfortunato – sia chiaro -, ma comunque legittimo.
Senza considerare che lo switch con Krzysztof Piatek – che comunque fino ad ora in campionato ha segnato più reti e che senza dubbio arriva a Milano con altre motivazioni rispetto al Pipita – dovrebbe far iscrivere al bilancio stagionale un ammortamento di 3,88 milioni e ne farebbe risparmiare complessivamente al club milanista una cosa come altri 12: una manna, considerando il pareggio di bilancio da raggiungere entro tre anni. Non solo, l’attaccante polacco arriva in cambio di una cifra modesta – 35 milioni – considerando la giovane età (questo anche grazie al pagamento in un’unica tranche), inferiore per giunta a quella prevista per il riscatto di Higuain, dietro un ingaggio netto di 2, nonché 7,5 in meno all’anno rispetto a quello che avrebbe percepito l’ormai ex numero 9. Piatek – così come ha confermato lui stesso durante la presentazione – è inoltre un attaccante “pronto”, che si è inserito alla grande nel calcio italiano e che – flop permettendo – potrà anche costituire un importante tesoretto, per caratteristiche e carta di identità. Da un fallimento legittimo insomma ad una scommessa altrettanto legittima: la sensazione è che – come lo mettete lo mettete – Leo abbia fatto la cosa giusta. Valutiamo, intanto godiamoci le pallottole del nuovo Pistolero Rossonero.
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