Anche il secondo tentativo è fallito. Colpa del Milan o del giocatore? La verità risiede forse nel mezzo. Sta di fatto che…Higuain come Bonucci. Così simili e così diversi. Il primo è stato allontanato dalla Juve, mentre il secondo è voluto fuggire dalla Vecchia Signora. Entrambi hanno trovato rifugio nel Milan, per rilanciarsi e per dimostrare all’ex squadra di aver sbagliato a “maltrattarli”. Hanno usato la maglia del Milan e poi l’hanno gettata alla prima difficoltà. Entrambi sono stati accolti dall’affetto dei tifosi rossoneri, sono rimasti affascinati appena entrati nella sala trofei e hanno girato i tacchi in un baleno tra lo sbigottimento generale. Appurato che saranno consegnati alla storia del Milan come traditori, sull’aspetto professionale il comportamento è stato diverso.
DAL 19… – Per quanto Bonucci sia venuto al Milan per esaudire un suo capriccio, nonostante le prestazioni al di sotto ampiamente delle aspettative, la faccia – nel bene e male – l’ha messa sempre (sui social e sul campo) e non si è mai tirato indietro (chiedendo di non giocare). Pur se la decisione di tornare alla Juve è maturata ben prima dell’estate, forse già nella prima disastrosa parte di stagione, non ha abbandonato la barca (di cui era capitano) alla prima occasione utile. È rimasto e nel girone di ritorno ha avuto un rendimento accettabile. Poi, a bocce ferme, ha chiesto – comunque indegnamente – di fare un passo indietro, accecato dalla voglia di vincere, complice anche la caotica questione societaria rossonera.
…AL 9 – Il Pipita era l’attaccante che mancava da anni al Milan. Ha deluso sé stesso, i tifosi, ma soprattutto Gattuso. Il tecnico ha cercato di coccolarlo, metterlo al centro del progetto, ma alla fine non ha potuto che accettare la sua decisione. Oltre all’accusa di tradimento, il Pipa si è distinto per scarsa professionalità. La verve iniziale ha lasciato – troppo presto – spazio alle sfuriate, al nervosismo e alla svogliatezza (quest’ultima al rientro dopo la squalifica). “La squadra è preoccupata e Higuain non è pronto per andare in guerra”. Questa è la critica peggiore da rivolgere ad un calciatore, per giunta profumatamente pagato. Inoltre, Gattuso ha avuto grande diplomazia, perché si dice che sia stato proprio il Pipa a chiedere di non partire con la squadra. Il tutto dopo la “sceneggiata” di Gedda, l’assenza misteriosa alla foto e in campo per la febbre. Nel Milan ha dato l’immagine peggiore di sé: un giocatore viziato, demotivato, con frequenti “mal di pancia” che non hanno fatto bene alla squadra. Tanto che, senza di lui, il Milan non ha mai perso e ha regalato prestazioni di carattere. Doveva essere leader, con la sua negatività ha finito per affossare la squadra.
DAL 19 AL 9 FINO AL 19, CHE È UN 9 MASCHERATO – Gattuso ha lanciato una frecciatina ad entrambi nella conferenza pre-Genoa: “È successo anche a me in carriera, quando sono andato a Sion, dopo tanti anni al Milan. Facevo fatica, non mi trovavo a mio agio e non mi divertivo. Dissi allora che il passo indietro lo avrei dovuto fare io”. Il vero campione si riconosce anche nella forza dell’umiltà. C’è chi è sceso in B per amore della maglia nelle due squadre in questione. Chi non soffrirà di “mal di pancia” sarà sicuramente Piatek che indosserà proprio la maglia di 19, a cui per scaramanzia è stato negato il 9. Piatek chiude il cerchio: il suo non è un trasferimento “forzato”, è giovane, affamato e giocherà per il Milan e non contro qualcuno.