Spaziature queste sconosciute. Ecco perché giochiamo partite così brutte

Saranno festività di passione, “in senso deteriore” per i tifosi rossoneri. Tre partite strategiche per l’obiettivo quarto posto, in un periodo dell’anno dove soffriremmo qualsiasi avversario. Ci sono ragioni psicologiche, fisiche e tecniche.

Quest’oggi in conferenza Rino ha ammesso che la sconfitta di Atene qualche strascico l’ha lasciato, come normale che fosse. Inoltre la rosa da oltre un mese è ridotta all’osso per gli infortuni, pertanto anche la condizione atletica ne risente. Tuttavia è l’aspetto tecnico-tattico legato al gioco che in prospettiva chiaramente preoccupa di più.

Il 4-4-2 rappresenta una necessità, ma strutturato come può proporlo Gattuso, assomiglia più ad un collo di bottiglia. Due mediani votati quasi solo all’interdizione e con limiti in fase di costruzione – che peraltro non ci saranno nemmeno per squalifica con la Viola domani – rendono lo sviluppo dell’azione esclusivamente orizzontale. Se ad un centrocampo con queste caratteristiche aggiungiamo due esterni che giocano a piedi invertiti e che prediligono la palla sui piedi come Suso e Calha, è inevitabile che l’azione anziché svilupparsi verso il fondo, si sviluppi centralmente, dove le difese aspettano già comode con due punte centrali che ingolfano più che creare soluzioni alternative.

Non è colpa dei singoli. E’ una questione di spacing, ovvero di occupazione degli spazi. E’ l’ennesima ambiguità tattica che intrappola l’allenatore di turno e che genera un’involuzione nella fluidità della manovra. Il ritmo cadenzato toglie inerzia e finisce col far desistere anche i più tecnici a saltare l’uomo. Il risultato sono le partite come quelle del Dall’Ara che snervano e logorano in primis i giocatori stessi.

Gennaio dovrà portare minimo un mediano capace di verticalizzare ed un esterno veloce che apra il campo. Impossibile altrimenti anche solo pensare di arrivare quarti.

Gestione cookie