Bastava un pareggio per difendere il quarto posto. Un pareggio che, sia chiaro, non sarebbe bastato ad uscire dal trend negativo delle ultime settimane ma che, quantomeno, avrebbe fatto peso in classifica. Ma il Milan di un Gattuso ora in evidente difficoltà capitola nel confronto con una Fiorentina coriacea e cinica, vedendosi scavalcare dalla Lazio, vittoriosa nel lunch match col Cagliari e ascoltando i fischi del proprio pubblico al termine dell’ennesimo pomeriggio dicembrino incolore.
LE SCELTE – La paventata esclusione di Montolivo, ventilata e non poco nei giorni scorsi, viene confermata nelle formazioni ufficiali. All’ex capitano, ormai ufficialmente esautorato, viene preferito l’adattato Calabria, con Mauri play-basso e Calhanoglu a completare un’atipica mediana. Negli ospiti Edmilson vince il ballottaggio con Dabo, Mirallas quello con l’ex juventino Pjaca.
SOPORIFERO – Gattuso e Pioli, almeno in avvio, si studiano: l’inizio della contesa è tutt’altro che esaltante. Le occasioni ed il gioco latitano, sebbene l’intenzione paventata dai rossoneri di voler fare la partita. Ancora una volta, però, l’assenza di Biglia si fa sentire, nonostante un Mauri volitivo in cabina di regia.
La noia, calata su San Siro come fosse nebbia, prova a scalfirla Riccardo Rodriguez che, alla mezz’ora di gioco, costringe Lafont alla super-parata dopo un corner respinto troppo centralmente dalla difesa viola.
CALHA SPRECA – Le più grandi occasioni del primo tempo, comunque, capitano sui piedi di Calhanoglu. Suso imbecca il turco che, con un rimpallo ed un sospetto tocco di mani, si libera in piena area di rigore toscana: il tiro a botta sicura da solo l’illusione del gol. La seconda chance arriva sul gong della prima frazione, con l’ex Bayer che raccoglie un pallone in arra di rigore della Fiorentina ed incrocia bene superando Lafont. A salvare la porta del francese ci pensa Milinkovic, in un intervento che evita la capitolazione alla compagine di Pioli. È l’ultima emozione di un primo tempo alquanto incolore, soprattutto per un atteggiamento fin troppo coperto degli ospiti.
RIPRESA – La ripresa delle ostilità non vede mutare il copione del confronto: è il Milan a provarci, con la Fiorentina che gioca di rimessa. Higuain di testa impegna Lafont, in uno dei rari tentativi rossoneri di gonfiare la porta avversaria in avvio di secondo tempo.
Suso prova ad ispirare, ma predica nel deserto: i suoi cross non trovano destinatari efficaci e nemmeno le soluzioni individuali dell’asturiano trovano miglior fortuna. Gattuso, allora, cambia, togliendo un Mauri stremato ed un Castillejo impalpabile, sostituiti da Cutrone e Laxalt. Ma, oltre all’ex Parma, è Calabria in evidente affanno. Da qui nasce il gol del vantaggio ospite: Chiesa elude agilmente l’intervento del terzino e dai 25 metri impallina Donnarumma con un fendente di straordinaria precisione. È il minuto numero 73, il Milan è sotto a San Siro.
CONTI E POCO ALTRO – L’ultimo scampolo di gara dovrebbe esser quello della reazione, anche disperata. Ma il Milan si limita a gravitare invano intorno l’area di Pioli che, anzi, nel final ben gestisce il preziosissimo vantaggio firmato dal figlio d’arte. L’unico pericolo lo porta una zuccata del migliore rossonero in campo, Rodriguez, imbeccato dal solito cross pericoloso si Suso: vola ancora Lafont, salvando in bello stile i suoi. È l’ultimo – e praticamente unico del secondo tempo – tentativo dei padroni di casa, il cui unico sorriso viene provocato dal ritorno di Andrea Conti, accolto da una standing ovation per l’ex atalantino.
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This post was last modified on 22 Dicembre 2018 - 17:44