Provate solo per un momento a immaginare come sarebbe la Serie A senza giocatori di colore. Provate a immaginare quanta bellezza perderebbe il nostro campionato se tutti i calciatori neri decidessero di non scendere più in campo dopo i cori razzisti, gli ennesimi di una lunga e triste serie, a Koulibaly. Certo, ci vuole molta fantasia, è vero. Ma provate a pensare come cambierebbero in negativo le cose.
Prendiamo il Milan, ad esempio. Tra i tantissimi infortuni che stanno interessando i rossoneri in questa metà di stagione, cosa sarebbe stato se fosse venuto meno l’apporto del Black Power: il ‘potere nero’ delle giocate di Bakayoko, Kessié e Zapata? A quest’ora Gattuso sarebbe disperato e dovrebbe reinventarsi un nuovo modulo (l’ennesimo) per un Milan sempre più ‘incerottato’ e in discesa in classifica. Al 4-3-3, 3-5-2 o 4-4-2 neppure il 5-5-5 di Oronzo Canà avrebbe fatto miracoli. Si prendano le prestazioni di Bakayoko e Zapata sabato sera contro la Spal. Il centrocampista è sempre più in crescita: decisivo nei contrasti a centrocampo, efficace nel recuperare palloni in fase difensiva e, di gara in gara, sempre più spavaldo e aggressivo in attacco, cercando la conclusione o l’inserimento in area di rigore.
Zapata è stato prezioso nelle coperture in difesa, meglio del suo compagno di reparto Alessio Romagnoli, che ha lasciato tutto il tempo a Petagna di girarsi in area di rigore e mettere in rete lo 0-1 prima di salvare nel finale il beffardo 2-2 sempre dell’attaccante. Dal grave errore in copertura su Guerrero nel gol subito a San Siro contro l’Olympiacos (alla fine i rossoneri vinsero 3-1 grazie a uno scatenato Cutrone) il difensore è cresciuto sempre di più nelle prestazioni e non ha fatto rimpiangere l’assenza degli infortunati Romagnoli e Musacchio. A testimoniare le sue buone prestazioni anche il gol in Grecia sempre contro l’Olympiacos, che però non è servito a evitare l’eliminazione in Europa League. Kessié, al contrario di Zapata, è un po’ in calo nelle ultime partite, ma l’ivoriano può essere perdonato dato che ha giocato quasi tutte le partite della stagione e ora sta tirando il fiato, complice anche qualche acciacco. E quando tornerà fresco e riposato dalle vacanze, sappiamo tutti il contributo che può dare in mezzo al campo.
Una Serie A ‘Black Power’
Tornando a un discorso più generale, se si chiudono gli occhi e si prova a fare la conta di quanti buoni giocatori di colore conta la Serie A, tanti sono gli esempi che saltano in mente. Duvan Zapata sta trascinando l’Atalanta, reduce da un inizio di campionato difficile, e sabato a Reggio Emilia ha segnato il suo decimo gol in A. I bergamaschi ora sono un punto di distanza dal settimo posto che vale l’Europa League occupato al momento dalla Sampdoria. E se si parla dei blucerchiati che dire di Colley? Insieme ad Andersen, altro giocatore con molto mercato, il gambiano compone una coppia difensiva piuttosto solida, e se la Samp è in alto in classifica un motivo ci sarà. Dall’altra sponda della “Lanterna” c’è un certo Kouamé che, seppur messo in ombra in parte dalle reti di Piatek, sta stupendo per la tecnica e la corsa che mette sempre in campo. A soli 21 anni e alla prima stagione in A sono tre i gol e e quattro gli assist per lui, e lo score può aumentare sempre di più nel girone di ritorno, sempre che Preziosi non decida di cambiare nuovamente allenatore.
Se si sale più a nord di Genova, c’è Torino: quella granata delle sorprese Meité, Ola Aina e dell’ormai certezza Nkolou; e quella bianconera di Alex Sandro, Matuidi, Benatia e Douglas Costa. Più a est c’è la Milano nerazzurra di Miranda, Keitá Balde e Asamoah. A Udine, senza Fofana, la salvezza sarebbe ancora più a rischio. In Emilia, il Bologna di Pippo Inzaghi può contare su Danilo, in rete sabato al San Paolo di Napoli. Il Parma, invece, sulla ‘freccia nera’ Gervinho. Il Sassuolo si gode le grandi prestazioni di Duncan, qualche gol di Babacar e la vecchia conoscenza rossonera Boateng, rientrato da poco dall’infortunio e anche lui bersagliato dai “buu” razzisti di alcuni ultras della Pro Patria in un’amichevole tra la squadra di Busto Arsizio e il Milan nel 2013.
A Firenze ci sono Dabo e Lafont. In Sardegna c’è la fantasia ‘brasileira’ di Joao Pedro. Nella Lazio ci sono Lukaku, Wallace e Caicedo, autore di una buona prima parte di stagione. Nella Roma si aspetta che un giovane talento come Kluivert possa esplodere, mentre al momento sta deludendo Nzonzi. Se il francese, però, riuscirà a tornare quello di Siviglia, allora Di Francesco avrebbe modo di sorridere.
A Napoli, infine, c’è un certo Allan che è tra i giocatori migliori del campionato in fase di copertura e di recupero dei palloni, al contrario di Diawara, che non riesce a trovare spazio con Ancelotti nonostante anche le sue siano qualità valide. Senza dimenticare Koulibaly naturalmente, che insieme a Chiellini è forse il difensore più forte del campionato.
Kalidou stia quindi tranquillo, perché al di là di qualche ‘scemo’ che ulula cori razzisti senza capirne la gravità del gesto, l’Italia del calcio, quella vera che rispetta sia la persona che il calciatore, non potrebbe godersi un buon campionato senza il talento suo e di tutti i suoi fratelli di colore.
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