La figuraccia rimediata dal Milan in terra greca nella serata nefasta di Giovedì sarà qualcosa che difficilmente i tifosi rossoneri scorderanno, una di quelle notti da incubo che rimangono e rimarranno impresse per sempre nell’immaginario collettivo di chi ama il Diavolo. Dopo un primo tempo in controllo e che non lasciava presagire la disfatta consumatasi da lì a qualche minuto, è arrivata una seconda frazione di gioco incredibile in cui è successo davvero di tutto. Errori madornali, autogol incredibili, reazioni istantanee, abbagli arbitrali inspiegabili, due palloni in campo, perdite di tempo da Medioevo calcistico, reti sbagliate in serie, il tutto in un’atmosfera infernale, in un catino infuocato che rispecchiava al meglio l’inferno in cui il Diavolo si era infilato. E così, una qualificazione per gli ottavi di Europa League che sembrava impossibile da non centrare, è sfuggita di mano in pochi minuti e la squadra di Gattuso è tornata a casa con le ossa rotte. Sono ovviamente partiti, anzi ripartiti, i processi sommari verso i soliti noti: l’allenatore prima di tutto, poi i giocatori e, infine, la società. Tutti sotto accusa, tutti inadeguati, tutti finiti nel polverone mediatico da social e da bar.
La figuraccia è stata fatta, non c’è dubbio, e le colpe sono da attribuire a tutti indistintamente senza alibi e senza scusanti. Non bastano gli errori arbitrali, la sfortuna o gli infortuni in serie che hanno martoriato e dimezzato la rosa in questa prima parte di stagione. Contro l’Olympiacos, come giustamente ha dichiarato Gattuso, si poteva e si doveva fare meglio perché semplicemente i rossoneri erano più forti dei greci e perché c’erano tre risultati su tre da gestire. Ed invece ci si lecca le ferite di un’eliminazione che brucia e che ora deve essere gestita al meglio per non rischiare di buttare via una stagione che, fino a giovedì sera alle 21, si poteva ritenere sicuramente positiva. Gattuso e i suoi ragazzi ora dovranno essere bravi a rialzarsi subito, trarre il meglio da questa cocente eliminazione e non subire un contraccolpo psicologico che da qui a Capodanno potrebbe essere fatale. Da martedì prossimo a Bologna al 29 dicembre il Milan avrà quattro partite fondamentali prima della sosta, quattro partite che diranno qualcosa di più sulla posizione di classifica dei rossoneri e che saranno fondamentali per restare in linea di galleggiamento con l’unico vero obiettivo stagionale: arrivare tra le prime quattro in classifica e tornare in Champions.
Ed è proprio in ottica quarto posto che, quest’eliminazione dall’Europa minore, può rappresentare un vantaggio per il Milan. Dal punto di vista strettamente teorico i rossoneri nel 2019, Coppa Italia e Supercoppa Italiana a parte, potranno concentrarsi soltanto sul Campionato e non avranno la zavorra di giocare ogni tre giorni. Le altre pretendenti ai posti Champions, sempre se Atalanta e Torino non decideranno di diventare delle sorprendenti outsider, saranno tutte impegnate almeno per un altro turno europeo e potrebbero pagarne le conseguenze in classifica, perdendo qualche punto per via dei tanti impegni ravvicinati. Il Milan non avrà di questi problemi e potrà gestire la rosa, già ridotta all’osso dagli infortuni e con molti panchinari non all’altezza dei titolari, in maniera più oculata e tranquilla. Nella scorsa stagione, per esempio, il Milan cominciò una rincorsa impossibile ed incredibile al quarto posto da gennaio, ma a fine marzo arrivò con il fiatone e dovette abbandonare ogni sogno di gloria per via del logorio fisico di molti dei suoi titolari e dei tanti infortuni causati dai troppi impegni ravvicinati che sfiancarono la squadra da gennaio a marzo. In questa stagione, invece, Gattuso non avrà di questi problemi e, con qualche aiutino dal mercato e alcuni rientri importanti dall’infermeria, potrà concentrarsi esclusivamente sul raggiungimento della qualificazione Champions, divenuta ancor più fondamentale dopo la sentenza arrivata ieri dall’Uefa in ottica fair play finanziario. E siamo sicuri che, se davvero sarà terzo o quarto posto, Atene a maggio verrà ricordata con meno dolore e meno amarezza.