Penso che il pareggio contro il Toro sia stato un punto guadagnato non due punti persi. Non solo guardando l’andamento della partita e considerando i due miracoli di Donnarumma (a proposito quando fa parate di quel tipo dove si nascondono i suoi “detrattori di professione?”). Ma soprattutto valutando le condizioni di rosa nelle quali è costretto ad operare Gattuso. Dalla Lazio in poi Rino ha i giocatori “contatissimi” e li fa giocare ogni 3 giorni. Sempre gli stessi, tra l’altro nemmeno tutti in perfette condizioni fisiche. E si vede. Pensare che si possano vincere tutte le partite, seppur non contro avversari di alto rango, è un’utopia. Abate a fine carriera si è reinventato difensore centrale e sta facendo benissimo, ma non gli si può chiedere di diventare Sandro Nesta e prima o poi bisogna mettere in conto anche qualche errore da parte sua. Stesso dicasi per la coppia di centrocampisti centrali meno “cerebrale” del campionato. Finchè c’è da “rompere” il gioco avversario tutto bene, quando c’è da costruire non si può chiedere a Kessie e Bakayoko di diventare Pirlo e Albertini. Cosiccome non si può chiedere a Cutrone di azzeccare tutte le partite o a Calhanoglu, che ha già grossi limiti di suo, di rendere al massimo in condizioni fisiche più che approssimative. Le alternative in panchina poi sono praticamente inesistenti e Gattuso finora ha inventato tutto quello che poteva inventare. Per tutti questi motivi rimanere agganciati al quarto posto fino al termine dell’anno solare sarebbe davvero una grande impresa. Il calendario ci aiuta con avversari tutto sommato abbordabili, ma in queste condizioni di emergenza totale non c’è nessuna partita dall’esito scontato. Cosiccome non è scontato il passaggio del turno in Europa League giovedì ad Atene, un’altra partitaccia per cui ci vorrebbero gambe e testa in perfette condizioni.
Se il Milan riuscirà ad uscire indenne da questo tour de force tutto in salita con gli uomini contati, a gennaio comincerà la discesa. Si potrà contare sulla sosta, sul pieno recupero di alcuni infortunati e sugli innesti provenienti dal mercato. A questo proposito mi ero già espresso favorevolmente sugli arrivi low cost di Fabregas e soprattutto Ibrahimovic. Non so se sia vero che il “nuovo arrivato” Gazidis abbia stoppato l’operazione Ibra. Ma se così fosse sarebbe un grave errore, tipico di chi prova a cimentarsi con il calcio quando invece dovrebbe occuparsi di conti e bilanci. All’Arsenal Gazidis ha fatto molto bene dietro la scrivania, non operando scelte in ambito sportivo. Speriamo che faccia lo stesso al Milan, senza “invasioni di campo”. Questo “niet” al ritorno di Ibra mi ricorda tantissimo lo stop a Carlitos Tevez di qualche anno fa. Quando poi leggo della volontà di non riconoscere “commissioni” a Mino Raiola per il ritorno di Ibra sono sempre più perplesso e al di là dei giochi di potere che ormai muovono i fili del teatrino rossonero da anni mi domando: “Ma se Ibra è quello che ci può trascinare in Champions League, chissenefrega di chi prende le commissioni?”. Purtroppo c’è sempre qualcuno che è più contento se Raiola non prende le commissioni piuttosto che il Milan torni in Champions League, cosa che stava per accadere anche a Siena nel 2013.
Spero davvero che non sia farina del sacco di Gazidis questo rifiuto a Ibra. Altrimenti sarebbe il modo peggiore per cominciare. A proposito del manager sudafricano mi tocca registrare un’anomalia assoluta: sapete che l’attuale amministratore delegato rossonero ha un contratto che scade prima di quello del precedente amministratore? Gazidis nel 2020 e Fassone nel 2021. Ennesimo capitolo di una farsa societaria che non smette mai di stupire. Per il bene del Milan continuo a pensare che invece dell’ex Arsenal sarebbe stato meglio avere un AD alla Marotta o piuttosto alla Gandini, ma forse non andavano bene perché, come direbbe Mirabelli, sono “troppo amici del pelato”.
This post was last modified on 11 Dicembre 2018 - 14:36