SANTO CAPITANO
Il gol del capitano è sempre bello. Vincere, con gol del capitano, lo è di più. Vincere, all’ultimo secondo, con gol del capitano è ancora meglio. Farlo due volte è estasi pura. Il Milan ce l’ha fatta col suo 13, Alessio Romagnoli.
Già, proprio Alessio: 23 anni e già la fascia al braccio. Giovane, sì, ma clamorosamente maturo a livello tecnico, tattico e caratteriale. Per questo Gattuso gli ha affidato la fascia. E il bello è che nemmeno un mese fa c’era chi ancora ne metteva in dubbio la maturità. “Si è visto in Nazionale, non è pronto”. “Non ha ancora dimostrato niente”. “Deve giocare con qualcuno di esperienza accanto”. Falso. Alessio li ha smentiti tutti.
Ma c’è un motivo: Romagnoli è un leader. Quindi andava messo in condizione di fare il leader. Rino Gattuso ha centrato il punto.
BONUCCI? ANCHE NO
E’ da questa prospettiva che la partenza di Bonucci va letta come uno dei fattori più positivi del Diavolo targato 2018/19. Con Leo Romagnoli non poteva essere leader. Se hai Bonucci in difesa, del resto, non può che essere lui a comandarla. Soprattutto se hai (quasi) dieci anni di meno. Puoi conoscere, apprendere, imitare. Ma resterai sempre secondo. A maggior ragione se il tuo “vecchio” si chiama Leonardo Bonucci, personalità un tantino ingombrante. Insomma un giovane deve imparare da chi è più esperto. Ma può consacrarsi solo assumendosi responsabilità. E l’anno scorso non era così.
Perdendo Bonucci il Milan ha scoperto Romagnoli. Il che, se non altro per il futuro, è un plus tutto a favore dei rossoneri. Un Romagnoli diverso da quello che conosceva, tutto tecnica e posizionamento. Un Romagnoli condottiero, trascinatore, che non si arrende mai. Un capitano vero, finalmente anche sul campo.
di Lorenzo Del Papa
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