Nessun mal di pancia, solo tanta voglia di Milan. Giù le mani da Higuain

Mentre la situazione infortunati e indisponibili del Milan diventa a dir poco tragicomica, a tener banco in questa settimana è stata anche la questione legata a Gonzalo Higuain. Dopo la sua pessima prestazione contro la Juventus, nella partita più importante e sentita dal bomber argentino, sono piovute critiche durissime, più o meno condivisibili, e illazioni sul suo futuro. Si è passati dall’esaminare la partita del nove rossonero, criticando la scelta di fargli battere il rigore e ricordando tutti i rigori importanti sbagliati in carriera, ad emettere sentenze sulla sua mancanza di personalità nelle gare che contano, arrivando a conclusioni alquanto bizzarre, come per esempio quella che Higuain non è un calciatore da “partita che conta” e che quando il gioco si fa duro lui scompare dal campo. L’espulsione nel finale condita dalla reazione eccessiva ed ingiustificata e da un comportamento certamente da bollino rosso è stata poi la goccia che ha fatto traboccare il vaso, quasi a dar ragione ai suoi detrattori che si sono subito affrettati a condannare il Pipita per il suo comportamento e per il, a loro dire, poco attaccamento alla maglia, visto che quella reazione costringerà il Milan, già pesantemente bersagliato dagli infortuni, a dover fare a meno del suo giocatore più importante e rappresentativo per un paio di partite, ma soprattutto nello scontro diretto contro la Lazio all’Olimpico di domenica prossima.

Critiche eccessive, ma più o meno comprensibili. Non è allo stesso modo comprensibile, invece, far uscire congetture e retroscena di ogni tipo su presunti mal di pancia di Higuain. Secondo alcuni addetti ai lavori, infatti, alcuni comportamenti dell’attaccante rossonero sarebbero sintomo di una sua presunta insofferenza e di un mal di pancia sempre crescente che lo spinge a voler abbandonare il Milan già a gennaio. Secondo questi signori, infatti, alcune sue reazioni stizzite durante alcune partite, dalle urla contro Castillejo a Cagliari, a quelle contro altri suoi compagni contro il Genoa, al voler a tutti i costi giocare contro la Juve e risparmiarsi contro l’Udinese, sarebbero sintomatiche del suo malcontento, esploso in tutta la sua rabbia nella serata di domenica contro la sua ex squadra. Un piano pensato ad arte, quindi, che lo vorrebbe già in uscita dal Milan verso altri lidi e che lo avrebbe portato a chiedere al suo fratello agente la cessione. Sarà che a volte scrivere o far uscire certe notizie porti click e porti lettori, sarà che è in atto, da un po’ di tempo a questa parte, una costante opera di bombardamento mediatico nei confronti del Milan e tutto ciò che gravita intorno ad esso, ma questo significa ignorare e non conoscere il passato di Higuain. Eh già, perché a chi segue il Pipita da tempo non suscita sicuramente scalpore un suo rimprovero ad un compagno, una sua reazione sopra le righe contro un fischio arbitrale o una sua protesta e nemmeno una sua partita nera in cui non ne becca una ed in cui si innervosisce troppo presto per poter essere incisivo.

Tutto già ampiamente visto, sia a Napoli che, anche se in misura minore, con la Juventus. Premesso che poi a maggio i numeri hanno sempre dato ragione al Pipita, esaltandone la sua classe e le stigmate da campione anche nelle partite importanti, sono arrivate subito le parole di smentita del fratello agente Nicola, che ha subito sottolineato quanto Gonzalo stia bene al Milan e sia determinato a far bene con i colori rossoneri. Come se non bastassero le sue esultanze rabbiose ad ogni gol, suo e dei compagni, il suo impegno costante ad ogni gara, le sue lacrime dopo l’espulsione contro la Juventus, la sua voglia di essere decisivo e di riportare il Milan in alto. Come se non bastasse tutto questo. Il mal di pancia esiste, certo, ma è solo mal di pancia dovuto ad un grado di competitività che il Milan ancora non ha e che Gonzalo, insieme ai suoi compagni ed al Mister, sta cercando di riportare.

Torniamo per un attimo alla sua reazione di domenica e alle accuse che gli sono piovute addosso per non essersi controllato e per aver lasciato la squadra senza di lui per le prossime due partite. Spesso, negli ultimi anni, quando si è voluto prendere ad esempio un giocatore per carisma e personalità, si è fatto, a ragione, il nome di Zlatan Ibrahimovic e qualcuno ha ricordato come Zlatan non tradiva mai, soprattutto nelle partite che contavano. Nel 2011, tra marzo ed aprile, il Milan si giocava lo scudetto in una volata punto a punto contro i cugini dell’Inter. Ibrahimovic, dopo aver trascinato la squadra fino a quel momento in testa alla classifica, fu vittima di un suo eccesso di personalità e, per colpa di due reazioni sopra le righe, contro Bari e Fiorentina, beccò quattro giornate di squalifica (due a marzo e due ad aprile) che privarono Allegri del suo gioiello, tra le altre, nella partita decisiva per lo scudetto, in quel famoso derby poi stravinto del 2 aprile 2011. Ogni essere umano, anche i campioni, ha i suoi difetti e le sue debolezze, in campo non scendono robot e condannare in questo modo Higuain è eccessivo e alquanto ingeneroso quando, da milanisti, bisognerebbe essere meno schizzofrenici, avere pazienza e saper riconoscere e coccolare un campione.

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