E’ stato sicuramente l’attore principale di quanto andato in scena ieri sera a San Siro, perché, al netto del bolide di Suso che ha aperto le marcature e della strepitosa parata di Donnarumma su Lazovic, gli episodi che potevano indirizzare – ed hanno effettivamente indirizzato – la sfida tra Milan e Genoa, portano la firma di Alessio Romagnoli. Come evidenzia l’edizione odierna de La Gazzetta dello Sport, due traiettorie simili, una involontaria e una pienamente rivendicata, ed il capitano ha scacciato le streghe nella notte di Halloween e permesso al Milan di agguantare la zona Champions.
Il capitano ha praticamente spezzato in due la partita: prima la sfortunata autorete sul tiro-cross di Kouame, poi la parabola che ha mandato in visibilio i quasi 50mila di San Siro. Come contro la Roma, il gol decisivo è arrivato sotto la Curva Sud all’ultimo respiro: quella volta fu il diagonale di Cutrone, stavolta l’arco di Romagnoli. Al termine della partita, l’ex Sampdoria ha rivendicato la meritevolezza della vittoria e la volontarietà del tiro, difendendo una squadra che “ha ricevuto troppe critiche dopo le due sconfitte contro Inter e Betis“.
Del resto, è parsa evidente la volontà dei rossoneri di vincere la partita: con il gol di Romagnoli, tutti i giocatori di movimento titolari ieri sera hanno tentato almeno una volta la conclusione verso la porta di Radu. Dopo Silvestre dell’Empoli, Romagnoli è il secondo calciatore a segnare un gol e un autogol nello stesso incontro: un po’ l’emblema del Milan attuale, quello che subisce gol nelle prime dieci di campionato (non accadeva dal 1932), ma che ha il secondo miglior attacco della Serie A. Gattuso vuole innalzare il muro partendo proprio da Romagnoli, colui che ha dimostrato amore per il Milan firmando il rinnovo di contratto nel bel mezzo della bufera societaria dello scorso luglio.
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