L’espulsione di Higuain è stato il momento più imbarazzante della brutta e prevedibile notte di domenica a San Siro.
Prima il fallo (chiaro). Poi il giallo (comprensibile, non inevitabile). Poi la sceneggiata del Pipa. Quindi il rosso di Mazzoleni. Infine il proseguo della sceneggiata, se non altro smorzata dai compagni (soprattutto bianconeri) in campo.
Diciamocelo, Gonzalo aveva i suoi buoni motivi. Ma così non si può fare. Da nessuna parte. Tanto meno in un Milan-Juventus, con gli occhi del mondo puntati addosso.
E il Pipita lo sa, ma “sono fatto così”. Del resto nel post, un po’ per ammorbidire il giudice nella definizione della squalifica e un po’ perché con l’esperienza che ha sa il fatto suo, ci ha messo la faccia.
“Devo chiedere scusa alla squadra, al mister e ai tifosi per la reazione che ho avuto. L’arbitro sa cosa gli ho detto, però credo che a volte debbano capire le situazioni della partita e le emozioni. Mi prendo la responsabilità e chiedo scusa nuovamente, ovviamente questo non deve succedere più. Era un momento così, eravamo sotto e poi ho sbagliato il rigore. Non siamo robot e abbiamo emozioni, anche se questa non è una giustificazione”.
Insomma non sbaglia una virgola, nel post, Gonzalo. E’ pressoché perfetto: ribadisce le sue convinzioni (“per me prima era fallo di Benatia”), ma si prende le sue responsabilità e si si scusa.
Così come è perfetto anche il giorno dopo, sui social. Parole diverse (neanche troppo), stessi concetti: scuse e responsabilità.
“Voglio chiedere scusa a tutti per il comportamento avuto ieri in campo, ai miei compagni alla società, ai tifosi che da ieri mi stanno dimostrando ancor di più il loro affetto. Mi faccio carico delle mie responsabilità e farò il possibile perchè non ricapiti”.
Stesso discorso per Gattuso, che nell’analisi di Milan-Juve evita in toto il tema Benatia e parla così di Higuain:
“Ora è facile massacrare il ‘Pipita’, spero solo si scusi per l’atteggiamento con l’arbitro perché deve controllarsi meglio per l’esperienza che ha. Sente tanto peso addosso, ha sbagliato il rigore contro la sua ex squadra e a volte l’emozione ti può fregare. Ma deve sbroccare il meno possibile e pensare al campo”.
Abbiamo detto, dunque, di come il Milan abbia gestito da grande club il post partita e in particolare il caso Higuain.
E’ per questo che la richiesta di ricorso del club per le due giornate di squalifica inflitte all’argentino lascia tanto amaro in bocca. Parliamoci chiaro, due giornate è un lusso: un doppio giallo qualunque viene punito con una sola di squalifica. O un rosso onesto eventualmente. Ma non un rosso diretto, immediatamente successivo a un giallo e con reteirarietà di protesta. Così inutilmente plateale, peraltro. La messa in scena di Higuain è ingiustificata, esagerata e continuata. In pratica non ha nulla a che fare con una qualsiasi squalifica da un solo turno.
In questo senso, tornano al punto, il ricorso del Milan è eticamente tanto ingiustificabile quanto la reazione del Pipa. Una grande società ammette l’errore del calciatore e prende atto della decisione del giudice. Non tenta opposizione all’evidenza. Esige che il proprio ragazzo impari la lezione. Lo protegge, ma non prende le sue difese. Altrimenti è lei stessa a passare, gioco forza, dalla parte del torto.
di Lorenzo Del Papa
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This post was last modified on 14 Novembre 2018 - 19:14