Altro giro, altri punti cestinati. L’inizio di campionato del Milan, che se ne voglia o meno, è decisamente preoccupante. Quattro partite, una sola vittoria, una sconfitta, due pareggi. Uno contro un Cagliari modestissimo, poi dominato dall’ultimo arrivato Parma. L’altro contro un’Atalanta che ha poco a che fare con quella dell’anno scorso, non a caso reduce da due sconfitte consecutive e un’eliminazione assai curiosa dall’Europa. Se poi ci aggiugiamo che la Roma del buon Di Francesco non ne vince più mezza da agosto (2 pareggi e 4 sconfitte nelle ultime 6) allora dobbiamo necessariamente ridimensionare anche gli unici tre punti dell’anno, agguantati peraltro con clamorosa fatica. Insomma, al netto del match da recuperare, ci si ritrova di fatto a un punto di vantaggio sul Bologna, fino a ieri prima indiziata alla retrocessione. Il che è tutto dire.
Siamo (a tratti) molto belli, sì, ma siamo soprattutto molto poco grandi. Questo Milan sta prendendo la via sbagliata. I cambi in società, l’acquisto di Higuain, le parole del Presidente andavano tutte in una direzione: ciò che importa è che il club torni nell’elite del calcio europeo (in Champions) . Non interessa come, interessa soltanto che ci arrivi. Bisogna ritornare grandi, insomma. E in fretta possibilmente. Ecco la strada percorsa da Gattuso è un’altra. E’ quella del bel calcio, dell’estetica più che della praticità. Peccato sia la seconda a rendere la differenza fra grande squadra e bella squadra. Al momento il Milan non ha nulla della grande squadra. Non ha mentalità, non ha maturità. A Napoli è sparito per 45 minuti, a Cagliari non è entrato in campo, ieri non ha colpito ed è stato affondato. Una grande squadra non crolla dopo un gol subito. Una grande squadra approccia ogni match alla stessa maniera. Una grande squadra quando c’è da soffrire soffre.
E’ paradossale che l’allenatore di questa squadra si chiami Rino Gattuso. Non che il Gattuso giocatore debba gioco forza coincidere con il Gattuso allenatore. Ma questo Milan è l’esatto contrario del suo caro vecchio numero otto. Questo Milan è bello, qualitativo, tecnico. Rino era l’esattamente l’opposto: non bellissimo da vedere, ma pratico, cattivo, forte. Ecco il Milan di oggi è bello, ma non è forte. Di Gattuso ti fidavi in campo. Quando il Milan soffre dà una clamorosa sensazione di fragilità. Della serie “lo prendiamo, prima o poi lo prendiamo, che sia ora o all’ultimo secondo”. E’ stato così a Napoli, a Cagliari e, giustamente, anche a San Siro.