Tifosi da tastiera, tifosi da bar, tifosi pronti a criticare sempre e comunque. Dopo appena quattro partite ufficiali di questa nuova stagione, ma soprattutto dopo il deludente pareggio di Cagliari e la risicata vittoria in terra lussemburghese contro il Dudelange, si è scatenato il tifoso medio rossonero, pronto già a puntare il dito e ad archiviare già a metà settembre un’ennesima stagione come fallimentare. Il Milan di Gennaro Gattuso ha cominciato la stagione tra mille difficoltà e peripezie. Il tecnico ed i calciatori rossoneri sono partiti in ritiro consci di non dover fare l’Europa League, tolta in tribunale, e con dei dirigenti che, da lì a poco, sarebbero svaniti nel nulla. Da metà luglio è partita una vera e propria rivoluzione societaria che ha toccato ogni vertice di Casa Milan. Dalla proprietà, ai dirigenti è cambiato tutto, è cambiato il Mondo e si è ancora nel bel pieno di una rivoluzione che sta aspettando un paio di tasselli per potersi dire terminata. Tra panchina e società è sopravvissuto solo Gennaro Gattuso che, durante l’era cinese, era per tutti i tifosi rossoneri l’unico uomo a cui aggrapparsi ed in cui riconoscersi per intravedere un po’ di milanismo. Proprio per questo marasma societario anche il mercato rossonero è cominciato in ritardo e il tecnico del Milan ha avuto l’intera rosa a disposizione solo all’antivigilia della partenza in campionato.
Sono passati solo un paio di mesi, quindi, dall’entrata in scena del Fondo Elliott ed il tifoso rossonero, in pochissime settimane, si è trovato dal dover fare l’economista e l’esperto di finanza, facendo i conti tra rifinanziamenti, presunti fallimenti e incertezza totale sul presente ed il futuro, a dover pensare solo al calcio giocato, conoscere il volto, vita, morte e miracoli dei suoi proprietari e ad avere una stabilità societaria ed un futuro senza particolari patemi d’animo. Poi è arrivata la riammissione in Europa League, Leonardo e le sue competenze tecniche e gestionali per l’area tecnica, fino al grande ritorno, atteso nove anni, del grande Capitano storico Paolo Maldini. Il mercato ha poi migliorato sensibilmente la squadra con l’arrivo di un attaccante e un top player come Gonzalo Higuain che da queste parti non si vedeva almeno dai tempi di Ibra. Nell’ultima settimana è diventato ufficiale anche l’arrivo dall’Arsenal del nuovo ad, Gazidis, che può essere considerato il Cr7 degli amministratori delegati e in pochi anni ha portato l’Arsenal ad essere una superpotenza economica tra i club mondiali, triplicandone il fatturato.
Passiamo al campo. In tutto questo marasma societario e in mezzo a tutti questi cambiamenti, è chiaro che, anche il più impaziente dei tifosi, deve capire che ci voglia un po’ di tempo prima di vedere una squadra che possa avere una sua fisionomia ben stabilita e possa entrare in campo sapendo sempre quello che deve fare, ma soprattutto con una condizione fisica dignitosa. Il Milan comunque ha disputato 55′ ottimi nella sua prima uscita stagionale sul campo di una squadra che l’anno scorso è stata capace di mettere assieme 91 punti in classifica ed è arrivata ad un passo dal vincere il tricolore, ha battuto, dominando la Roma nella seconda partita e ha pareggiato in casa di un ottimo Cagliari dopo i primi terribili 15′ in cui sembrava non essere entrato in campo. Da lì in poi i rossoneri non hanno fatto cose trascendentali e a tratti sono sembrati lenti e prevedibili, ma hanno fatto la partita, non hanno più subito attacchi e azioni pericolose dell’avversario e sono andati ripetutamente vicini al vantaggio. Giovedì poi è arrivata la vittoria risicata contro i semi-dilettanti del Dudelange con un brutto primo tempo, ma con 9/11 della formazione titolare cambiata e con il loro portiere che si è esibito in interventi stile Buffon. La vittoria è comunque arrivata e Gattuso ha potuto sperimentare e dare minuti nelle gambe a giocatori che durante la stagione potranno rendersi utili. Un cammino assai dignitoso, quindi, con la sensazione di una squadra che cerca di fare sempre la partita contro qualunque avversario che deve migliorare, sia in condizione che in qualità di alcuni suoi interpreti, ma che comunque vincendo il recupero contro il Genoa sarebbe quarta e che con il tempo ed il lavoro può solo migliorare.
Queste almeno erano le mie impressioni, prima di dare un’occhiata all’umore generale e di tastare il polso del milanista medio. Mi sono accorto che Gattuso, fino a qualche mese fa adorato e amato (e guai a parlare di Antonio Conte!), è diventato un incapace mediocre che non riesce a dare gioco alla squadra e che la maggior parte degli interpreti dell’attuale rosa sono, e cito testuali parole, delle “pippe” enormi. Già. Pare che molti si siano dimenticati da chi era composto il Milan fino ad un paio di stagioni fa. Si siano dimenticati che i Bertolacci, gli Abate, i Paletta, i Montolivo, gli Antonini e chi più ne ha più ne metta, erano titolari indiscussi e indiscutibili. Si siano dimenticati, insomma, cosa sono state le ultime cinque stagioni e da dove veniamo. Sembra che l’ultima Champions il Milan l’abbia vinta due stagioni fa, mentre la realtà ci dice che questa squadra, purtroppo, non disputa un partita della massima competizione europea da quattro anni e mezzo. E allora vale tutto. Non conta come sia stato ridotto il Milan, non conta che in meno di un anno e mezzo si sia passati da tre scossoni e rivoluzioni societarie, non conta che la squadra era stata ridotta ai minimi termini sia a livello tecnico che al livello societario. Ora, davanti a noi sembra prospettarsi un futuro roseo, almeno dal punto di vista societario e gestionale, ma il tifoso vuole tutto e subito e non capisce che per tornare grandi ci vuole tempo, pazienza ed altre sofferenze. Si passerà magari anche da altre figuracce, ma criticare la squadra e Rino Gattuso in questo momento non serve a nulla. Serve essere uniti, tifare e sostenere, essere compatti e credere in questo nuovo progetto, per il bene del Milan, per il bene nostro.