Laureatosi in Giurisprudenza nel 2015, Giovanni D’Avino è giornalista pubblicista dal 2016. Praticamente nato con la passione per il giornalismo ed il calcio, soprattutto quello a tinte rossonere, nel dicembre 2012 entra a far parte di SpazioMilan.it, per il quale attualmente svolge il ruolo di Coordinatore di redazione. Da alcuni anni collabora anche con il settimanale calcistico Corriere del Pallone.
La rivoluzione targata Elliott in seno al Milan si è composta oggi di un ulteriore tassello, che, in quanto ad importanza, può essere quantomeno paragonato agli arrivi di Leonardo e Maldini nell’area tecnica ed a quello di Gonzalo Higuain nella rosa di mister Gattuso. Con un comunicato diramato intorno alle 11.30 di questa mattina, infatti, il club rossonero ha ufficializzato la nomina a nuovo amministratore delegato di Ivan Gazidis, che sin dall’arrivo del fondo americano a Via Aldo Rossi era l’obiettivo numero uno per succedere a Marco Fassone.
Il presidente rossonero Paolo Scaroni, del resto, lo aveva affermato più di una volta: “Le partite le vincono i giocatori sul campo, ma i campionati li vincono le società“, ed in questo senso quello di Ivan Gazidis è un colpo da novanta per una società che vuole tornare nell’elite del calcio mondiale. Questo nonostante sui social qualcuno abbia fatto notare che nei suoi quasi dieci anni da direttore esecutivo all’Arsenal, i Gunners abbiano vinto relativamente poco (tre FA Cup e tre Community Shield). La realtà, tuttavia, è che il 54enne nativo di Johannesburg non dirigeva l’area sportiva, ma bensì quella commerciale, con la mission di far crescere economicamente i biancorossi. E sotto questo punto di vista, i risultati conseguiti dal club del nord di Londra sono stati assolutamente ottimi.
Al 1° gennaio 2009, data d’inizio della sua carica da direttore esecutivo, il club guidato in panchina da Arsene Wenger recitava alla voce “fatturato” la cifra di 263 milioni di euro, di cui la maggior parte proveniente dal botteghino di un Emirates Stadium sempre pieno in ogni ordine di posto. Dopo otto anni, l’ultimo bilancio disponibile (2016-2017) dice che il fatturato complessivo è salito a 487,6 milioni (+85,3%), con un boom commerciale da 80 milioni all’anno, dai 56,5 del 2009 ai 136,5, per un +141,5% inequivocabile (dati Panorama). L’Arsenal, insomma, è rimasto nel gotha del calcio europeo (6° posto nella classifica Deloitte) pur non avendo vinto quasi nulla di rilevante sul campo (niente Champions e niente Premier League).
Certamente parte di questi incrementi è dato dall’appeal sempre crescente del campionato inglese, che ogni anno vede impennare i diritti tv e l’espansione del brand in tutto il Mondo, ma Gazidis ci ha metto molto del suo, grazie agli ottimi accordi commerciali con Puma (nel 2011) ed Emirates, vero punto di forza dell’Arsenal, dato che il colosso dell’aeronautica detiene i naming rights dello Stadium (fino al 2028) e la sponsorizzazione della maglia (lo scorso febbraio prolungati fino al 2024 per la cifra di 45 milioni a stagione): tutti valori moltiplicati nel corso degli anni di gestione Gazidis, col boom arrivato tra il 2013 e il 2015 con un +66%.
Chi scrive sa benissimo che le difficoltà che Gazidis si troverà ad affrontare dal primo dicembre da a.d del Milan sono decisamente maggiori rispetto a quelle che lascia all’Arsenal – il sistema italiano è lontano anni luce, per organizzazione ed impatto economico, da quello della terra d’Albione – ma ci sono pochi dubbi che quella di Paul Singer sia stata la scelta migliore che potesse essere fatta in questo momento storico. Un “mago” dell’area commerciale e un importante “politico” del calcio mondiale, dato che il sudafricano è membro del consiglio direttivo dell’ECA (l’associazione dei club europei, della quale è presidente del gruppo di lavoro per i rapporti con le istituzioni e del panel affari statutari), presidente del Professional Game Board, componente del Football Stakeholders Committee della FIFA e del comitato esecutivo della UEFA. Per tirare le somme, ed al netto di un eventuale futuro ritorno di Umberto Gandini in rossonero, le fondamenta di una società stabile e duratura sono state gettate, ora tocca a Leonardo, Maldini e Gattuso riversare il tutto sul campo, e trasformare gli incrementi commerciali in risultati vincenti, che poi alla fine sono quelli che contano di più…
This post was last modified on 18 Settembre 2018 - 16:14