Ha segnato Cutrone. Quindi ci vogliono le due punte. Conclusione spuerficiale, falsa. Proviamo a smentirla.
Che se ne voglia o meno questo Milan vive di cali mentali, non di carenze tattiche. I tre gol presi a Napoli sono la coseguenza diretta di una squadra morta a 40′ minuti dal traguardo. Incapace di gestire l’estasi agonistica di un doppio vantaggio al San Paolo dopo 50 minuti.
Il gol di Fazio non vale: l’assist è di Calabria.
In pratica i 4 gol presi nelle prime due non sono il frutto di un disastro tattico, ma di una confusione puramente mentale (o tecnica). In una visione sì di parte, ma con un fondo di oggettività, il 4-3-3 ha prodotto 3 gol in due partite. Contro Napoli e Roma. E non tutte sono come Napoli e Roma. Inserimento della mezz’ala, sovrapposizione e sfondamento del terzino e ancora inserimento della mezz’ala. C’è tanto 4-3-3 nei primi centri del Diavolo. E’ senza dubbio un Milan bello. Dirà il tempo se è un Milan forte.
Ma torniamo alla coppia. Sul gol c’è stata intesa, questo è certo. Ma che Cutrone e Higuain stiano bene insieme non è certificato. Il gol vittoria di San Siro è un indizio, non una prova. Dieci minuti non cambiano un’estate. Un gol non manipola una preparazione.
4-4-2 E 4-3-1-2, LE DUE PUNTE NON SONO LA SOLUZIONE
Quello dell’ultimo quarto d’ora contro la Roma è un 4-2-4 puro. Non c’entra niente col 4-4-2. Il primo è spinta, il secondo equilibrio. Uno attacca, l’altro copre. E’ un sistema praticamente non valutabile. Perchè Castillejo, Suso, Cutrone e Higuain non potranno mai iniziare tutti insieme. Per ovvi motivi.
Che le due punte (Cutrone e Higuain) possano rappresentare una soluzione, invece, è vero. Ma ti costringono a lasciar fuori uno tra Calhanoglu e Suso, ad oggi indispensabili per fantasia e qualità. Vediamo perchè.
In un 4-4-2 il dieci e l’otto possono fare gli esterni. Ma non entrambi. Uno dei due dovrebbe necessariamente saltare per chiare necessità difensive. Quello in campo non sarebbe comunque a suo agio.
In un 4-3-1-2 (posto lo scarso rendimento di Calha da mezz’ala) uno farebbe il trequartista, l’altro sarebbe tagliato. E la squadra rinuncerebbe al doppio esterno, di cui ora non può fare a meno.
Le due punte sono quindi Una soluzione, ma non La soluzione.
IL 4-2-3-1, DIVERSO E FATTIBILE
Aldilà della coesistenza forzata di Higuain e Cutrone, un sistema interessante e potenzialmente applicabile a questo Milan è il 4-2-3-1. Che esclude coppie d’attacco, ma permetterebbe a Gattuso di schierare gli stessi undici. Con qualche modifica di posizione e non di singoli. Bonaventura andrebbe sulla trequarti, in mezzo o a sinistra a seconda del dieci. Cambia apparentemente solo questo, in realtà ci sono tante altre sfumature. Biglia non sarebbe al centro del gioco: schierare un regista o due mediani significa interpretare un tipo di calcio diverso. Kessié avrebbe meno facoltà d’inserimento: più compiti di rottura. Suso e l’altro esterno non avrebbero la copertura delle mezz’ali: più corsa, meno qualità. Higuain avrebbe il sostegno diretto di un trequartista, cosa che oggi non ha.
4-3-3 e 4-2-3-1 sono simili per certi aspetti, opposti per altri. In entrambi si attacca di fatto con quattro uomini. Il 4-3-3 garantisce l’imprevedibilità del quarto attaccante, l’inserimento a ruota di una mezz’ala. Che in fondo è la vera arma di questo Milan. Il 4-2-3-1 perde d’imprevedibilità perchè i quattro che attaccano sono quelli lì e raramente permettono al centrocampista di sganciarsi. Però ci sarebbe un dieci puro dietro Gonzalo, che non sarebbe poi così male. Ne vale la pena? Probabilmente (ancora) no.
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