Sono bastati quaranta minuti a Napoli e quindici a Milano per far avvicinare e allontanare gli spettri sulla panchina di Rino Gattuso. E’ l’effetto di un’osteria generalizzata da parte del giornalismo sportivo (o presunto tale), buono ad istituire processi e innalzare statue a seconda di come si mettono le partite, soprattutto quelle più delicate.
Era evidente che la rimonta subita contro il Napoli fosse un brutto segnale. Ma sarebbe stato ancora più terribile se un analogo match fosse stato giocato contro il Benevento, tanto per rievocare situazioni peggiori. Ed è altrettanto evidente che i tre punti presi all’ultimo secondo a San Siro contro la Roma siano da intendere come un segnale di forza contro una diretta rivale per la zona Champions. C’è isteria, insomma, figlia com’è delle grandi aspettative di un’estate che ha portato più di una rivoluzione nel Milan e nel calcio italiano.
Le prime tre partite ci hanno consegnato una sola certezza: la squadra da battere resta la Juventus, l’unica in grado di inanellare tre vittorie in tre partite. Per il resto, solo tante altalene e condizioni fisiche da migliorare. La sosta porterà consiglio, a tutti. Gattuso non ama fermarsi soprattutto quando il vento spira dalla parte giusta. Ma per quelli che sono rimasti a Milanello sarà una pausa “benefica” per conoscersi meglio, trovare i giusti meccanismi e farsi trovare pronti al ritorno in campo, quando il Milan avrà un calendario più agevole rispetto alle prime due gare.