L’inchiesta della Procura di Milano su Mr Yonghong Li, indagato per false comunicazioni sociali nel suo ruolo di azionista del Milan, starebbe puntando, secondo indiscrezioni, sulla direttrice Macao-Hong Kong, cioè le due regioni amministrative autonome della Cina: da una parte l’ex-colonia portoghese, diventata la Las Vegas d’Oriente per la presenza di decine di casinò, e dall’altra l’ex-colonia britannica, vero crocevia finanziario in Asia.
Da qui, secondo i rumors, sarebbero infatti partiti gran parte dei flussi di denaro necessari ad acquistare il MIlan. Sui conti di alcune banche a Hong Kong e Macao sarebbero, secondo indiscrezioni, state avviate le rogatorie.
Yonghong Li, classe 1969, è nato a Maoming nel Guangdong, regione confinante proprio con Macao. I riflettori della Procura sarebbero sui flussi di denaro tramite i quali sarebbe stata pagata la Fininvest, al momento dell’acquisizione del club, ma anche sui flussi successivi per gli aumenti di capitale necessari per la squadra.
Nel dicembre 2016, in particolare, è stata versata a Fininvest una caparra di un centinaio di milioni, da una holding anonima, cioè Willy Shine International, tramite un prestito di 830 milioni di dollari di Hong Kong a Rossoneri Champion, veicolo che fa riferimento a Yonghong Li. In questo caso era stata utilizzata una triangolazione Isole Vergini Britanniche-Hong Kong-Lussemburgo.
L’inchiesta della Procura, coordinata dal pm Fabio De Pasquale e dal pm Paolo Storari, baserebbe le sue indagini sull’ipotesi di false comunicazioni sociali: Mr Li avrebbe nascosto la sua reale situazione finanziaria in quanto azionista del Milan, che tramite due bond è quotato a Vienna.
L’uomo d’affari cinese è stato infatti colpito da una sentenza di fallimento in Cina della sua holding Jie Ande, che era tra le garanzie indicate a Fininvest al momento dell’acquisizione del Milan. L’istanza di fallimento era stata presentata da alcuni creditori come la Jiangsu Bank. C’è da dire che, in questo caso, i problemi finanziari della holding di Mr Li risalirebbero addirittura al luglio del 2016, quindi ben prima del closing per l’acquisto del Milan, avvenuto il 14 aprile del 2017.
C’è poi il capitolo bancario. L’inchiesta della Procura è partita da alcune segnalazioni di Banca d’Italia. Resta da capire se i bonifici arrivati in Italia su conti di Unicredit e BancoBpm abbiano rispettato (o meno) i requisiti del «Know your customer», cioè «conosci il tuo cliente».
Così mentre Mr Li è impegnato ad avviare un contenzioso con Elliott per cercare di recuperare una piccola parte dei soldi persi sul Milan (attorno ai 400 milioni) le indagini in corso della Procura potrebbero anche far luce sulla correttezza (o meno) della provenienza dei capitali. Almeno per il momento l’ipotesi di reato è solo quella di false comunicazioni sociali e non il riciclaggio.
Fonte: Sole24Ore
This post was last modified on 1 Agosto 2018 - 12:15