Era il 5 agosto 2016. Alle 14.06 arrivava il comunicato di Fininvest per ufficializzare l’accordo con una cordata d’investitori cinesi per la cessione del Milan per 740 milioni (debiti compresi). Poche ore dopo sui social circolava già la foto di Silvio Berlusconi a Villa Certosa insieme a David Han Li, consigliere d’amministrazione del Milan fino a pochi giorni fa e Yonghong Li, fino a quel momenti “sconosciuti” e poi scongelati per l’occasione.
Tutto sembrava volgere per il verso di una svolta positiva per il futuro, tanto che si parlava di un preciso accordo per investire Berlusconi della carica di presidente onorario. Ma soprattutto quello fu un vero colpo di scena, dato che sembrava imminente la firma con la cordata cinese rappresentata dai manager Gancikoff e Galatioto. Da quel 5 agosto cominciammo a conoscere il nome della Sino-Europe Investment Management Changxing, una delle tante società veicolo creata per l’operazione. Si diceva, due anni fa, che Berlusconi avesse ottenuto impegni precisi circa “importanti interventi di ricapitalizzazione e rafforzamento patrimoniale e finanziario, per un ammontare complessivo di 350 milioni di euro nell’arco di tre anni, di cui 100 milioni da versare al momento del closing”.
Oggi siamo a raccontare una nuova storia, con il fondo Elliott, creditore di Yonghong Li, che si è preso in mano il Milan per poco più di 350 milioni, quale escussione del pegno dato in garanzia al momento di prestare i soldi a Li nell’aprile 2017. Oggi al vertice c’è Paolo Scaroni, uomo vicinissimo a Silvio Berlusconi, e stiamo assistendo alla restaurazione di un Milan pre-cinesi con Leonardo, Cantamessa e presto Gandini. Di sicuro, sono persone che hanno fatto la storia vincente del Milan. Dei cinesi e dei manager a loro vicini, francamente, si ricorderanno la roboante campagna acquisti di anno fa. Ma anche di quella sono ben pochi i “colpi” che rimarranno nel cuore dei tifosi rossoneri.
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