12 gennaio 1995. Ovvero, per i meno informati, la data di nascita di Alessio Romagnoli che, dunque, nel 2019 spegnerà 24 candeline. Un numero abbastanza esiguo, se si considera che con la maglia del Milan addosso il difensore nativo di Anzio abbia già collezionato ben 111 presenze fra Serie A, Coppa Italia ed Europa League. Che diventano 156 se, poi, si vanno a prendere in esame anche le annate – tre – con Roma e Sampdoria.
Un lungo giro di parole per sottolineare, sostanzialmente, la grande esperienza, malgrado un’età che lo rende legittimamente catalogabile come giovane. E, questo lo aggiungiamo noi, uno dei migliori giovani difensori d’Europa e del Mondo. Una considerazione che non può che rendere orgoglioso il Milan, a maggior ragione nel momento in cui un altro dei top player nel ruolo a livello globale sarebbe pronto a svestire – dopo neanche un anno – il rossonero. Lasciando, di conseguenza, anche la fascia forse inopportunamente indossata. Magari consegnandola al quasi ex compagno di squadra e di reparto, come acclamato dai sostenitori del Diavolo nelle ultime ore. Come testimoniato dal lancio dell’hashtag #Romagnolicapitano.
Una scelta che sarebbe corretta, avendo sicuramente tre punti a sostegno della propria validità. Anche se, come la maggior parte delle vicende umane e sportive, anche un piccolo lato potenzialmente negativo. Vediamoli insieme.
Merito tecnico
Senza dubbio, divenire capitano del Milan all’età di 23 anni e mezzo sarebbe un traguardo molto prestigioso per il buon Alessio. Che, di atteggiamenti da leader, in campo e fuori, ne ha già mostrati in buon numero in questi anni. Sostanzialmente, quindi, sarebbe quasi un atto dovuto, per la qualità dimostrata da Romagnoli in questi tre anni da giocatore rossonero. Ma non solo.
Attaccamento
Perché, a differenza del collega col 19, il centrale classe ‘95, che da bambino tifava Lazio e frequentava la Curva Nord dell’Olimpico,Alessio ha sempre dimostrato grande attaccamento e rispetto verso i colori che difendeva, il rosso ed il nero. Non tanto sui social, nei quali è facile spendersi in proclami, ma sul campo e, soprattutto, fuori. Per informazioni vedasi il rinnovo fino al 2022 sottoscritto lo scorso 5 giugno, non proprio il periodo più sereno della storia milanista.
Capitano “vero”
Non da sottolineare, in ultima ratio, il bisogno del Milan e dei milanisti di avere un capitano in cui potersi specchiare ed indicare con fierezza. Archiviata l’era Montolivo, che prese la fascia per grazia d’Arcore, e prossima all’esaurimento quella di Bonucci, forse uno degli errori più gravi della gestione Fassone-Mirabelli, non considerando plausibile Donnarumma, l’unica scelta sensata per il club di Via Aldo Rossi sarebbe proprio di investire di tale responsabilità Romagnoli. Nella speranza di rompere finalmente una “maledizione” forse troppo poco menzionata negli ultimi anni, ma assolutamente esistente . Serve un capitano, un capitano vero, leader in campo e fuori. E, se l’Inter ha puntato sul “giovane” Icardi, con risultati eccellenti vista la maturazione dell’argentino, puntare sul “giovane” Alessio non sarebbe assolutamente un errore.
Solo un ma…
L’unico, potenziale, aspetto negativo potrebbe essere la difficoltà di un ragazzo – che lo ricordiamo, compirà 24 anni solo in gennaio – a fronteggiar una stagione, quella ventura, che si prospetta alquanto complicata e logorante, gravato di simili responsabilitaà. Chiaramente, tale pensiero va a scontrarsi con le considerazioni fatte poc’anzi, ma nel calcio escludere la possibilità di un contraccolpo psicologico a qualunque cambiamento ha spesso portato a conseguenze infelici.
Di certo, come già detto, è che il Milan necessiti di un nuovo Capitano. Uno reale, un milanista vero. Uno con la C maiuscola. Certamente forte tecnicamente, ma anche e soprattutto a livello umano. In controtendenza, quindi, rispetto a chi, quella fascia, la sta per sfilare dal braccio.