Come riportato da Repubblica, le indagini su Yonghong si concentrano in particolare sull’opacità dei comunicati ufficiali con cui Li aveva più volte affermato di poter far fronte ai pesanti impegni finanziari (ben 740 milioni di euro) per l’acquisto della società. La svolta nelle indagini che ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati per false comunicazioni sociali di Yonghong Li è arrivata dall’acquisizione, da parte della Procura di Milano, della sentenza che ha dichiarato il fallimento di Jie Ande, la cassaforte dell’uomo di affari cinese. Su questa società pendeva una richiesta di liquidazione per bancarotta da parte della banca di Canton. A partire dall’analisi di questa sentenza, il procuratore aggiunto Fabio De Pasquale e il pm Paolo Storari hanno contestato all’imprenditore cinese il reato di false comunicazioni sociali in relazione a due documenti: la nota integrativa al bilancio del 2016 di Jie Ande e un comunicato del 2018.