“Tutta colpa del cinese”. “Si sapeva che era un bluff”. “Adesso senza i cinesi comincia una nuova era”. Fa ridere leggere giornali, social e ascoltare opinionisti prezzolati in tv. Fa piangere se confrontiamo i titoli di questi giorni e cambiamo la data mettendo 2018 al posto di 2017. Fa piangere perché dà l’idea e la dimensione di come sia facilmente orientabile e manovrabile la stampa di questo curioso Paese. Curioso perché si fanno le pulci a un onesto operaio che va a prelevare 1.000 euro per andare in vacanza, ma si chiudono gli occhi di fronte a bonifici da 100 milioni con provenienza ignota. E la stampa “libera”, invece di porsi il problema, fa di tutto per insabbiarlo e infiocchettarlo a beneficio dei tifosi. Del resto i tifosi sono gli stessi che contestavano duramente una proprietà in carne e ossa (o meglio aziende e soldi veri), ma non esitavano a idolatrarne una costituita da una società anonima lussemburghese. L’ideale per chi ha costruito questo teatrino, con tanto di pr social pagati per ottenere l’obiettivo prefissato. E raggiunto. Tutti gli obiettivi di chi ha ideato il maquillage sono stati raggiunti, ovviamente erano di carattere economico non certo di carattere sportivo. A loro non interessava che il Milan arrivasse primo, terzo o sesto.
Esattamente come non fregava niente alla proprietà degli ultimi anni berlusconici. Il “cinese” ha fatto quello che doveva fare, non ha colpe né responsabilità, lui era solo l’attore di una sceneggiatura scritta più volte e più volte adattata dopo vari tentativi di produzione cinematografica. Lui è stato una comparsa, non l’attore protagonista e come tale è stato pagato, tranquilli non ci ha perso un euro. Non è molto diverso dal caro vecchio
Thohir. Non esiste un cretino (né un “gambler” come lo chiamano alcuni) in nessuna parte del mondo che mette 500 milioni a perdere senza nessuna speranza di successo. Tanto meno uno che ha un patrimonio personale di 500 milioni in tutto, moglie compresa. Teoricamente la pantomima, o sitcom per riprendere il nostro ultimo articolo, doveva durare fino a ottobre, ma fortunatamente ci si è messa di mezzo la Uefa. Con il governo europeo del calcio, un’istituzione seria a differenza di quelle italiane, era difficile far passare la favoletta dei 300 milioni annui di ricavi cinesi. Ed era ancora più difficile far passare il concetto di “stabilità” e “credibilità” per una società anonima lussemburghese piena zeppa di debiti e senza nessuna garanzia.
Così sono stati costretti a far cadere il sipario e a passare la “palla” (scegliete voi in quale senso intendere il sostantivo) a Elliott, guarda caso lo stesso fondo che pochi mesi fa aveva rastrellato le azioni Telecom per impedire la scalata di Vivendi. I cinesi sono così scomparsi definitivamente dal Cda. Lo stesso non si può dire invece per figure come quelle di Scaroni e Patuano, che già ne facevano parte e che ora avranno un ruolo ancora più preminente. Proprio come dicevamo la scorsa settimana si perpetua la mitica Casa Vianello con gli stessi personaggi che cambiano ruolo di puntata in puntata, ma il finale non cambia mai. Se poi dovessero tornare manager della vecchia proprietà come Leonardo o Gandini il cast del film sarebbe al completo. La consolazione è che ci libereremmo di Fassone e Mirabelli, proprio i “migliori acquisti della stagione”.
This post was last modified on 15 Luglio 2018 - 13:04