Era l’ultima sessione di mercato firmata da Adriano Galliani. Parliamo del gennaio 2017, quando l’allora amministratore delegato del Milan portò in prestito Gerard Deulofeu. Per l’attacco, già prima della finale di Supercoppa Italiana vinta a Doha contro la Juventus, si pensava ad un ennesimo affare sull’asse con il Genoa di Enrico Preziosi per far vestire di rossonero Leonardo Pavoletti. Non se ne fece nulla e il giocatore finì al Napoli. L’episodio è sintomatico di come i vecchi affari, spesso in prestito o a parametro zero, venissero giudicati come di ripiego o, comunque, di scarsa qualità.
Un anno è mezzo dopo, il Milan si ritrova ancora a caccia di un bomber nel senso vero della parola. Non solo. Se pensiamo all’ultima stagione il buon Pavoletti, con la maglia del Cagliari, ha messo a segno 11 gol in 33 presenze ufficiali: il suo trasferimento in Sardegna, il 30 agosto 2017, fu realizzato con la formula del prestito e obbligo di riscattoper 10 milioni di euro, divenendo l’acquisto più oneroso nella storia del club rossoblù. Nel frattempo, alla fine della scorsa estate, i rossoneri portarono a casa André Silva e Nikola Kalinic investendo oltre 60 milioni di euro. A fine stagione il bilancio dei due attaccanti è di una miseria di 8 reti in Serie A.
C’è da riflettere parecchio sui rischi del mercato, ovvero quelli legati all’inseguimento di nomi che possano scaldare il cuore dei tifosi e far lievitare la quota di abbonati a San Siro. Probabilmente nel Milan “operaio” di Rino Gattuso un Pavoletti, assistito da Suso e Calhanoglu, sarebbe calzato a pennello. Certo, un quasi trentenne fuori dalla Nazionale e con un buon score nelle provinciali non avrebbe di certo fatto impazzire la tifoseria, ma, spesso, è meglio guardare alla funzionalità. Con i “se” e con i “ma” non si va da nessuna parte, ma ora che il default è uno spettro reale, guardare alle cifre e ai rendimenti diventa una condizione essenziale per poter garantire un futuro degno del nome che il Milan porta.
Ci sono davanti settimane difficili e l’attacco, alla luce anche delle vacanze “forzate” di Kalinic, cacciato dalla Nazionale croata, sarà uno dei problemi da risolvere alla svelta. Anche perché non basterà Patrick Cutrone e il suo rinnovo di contratto per risolvere magicamente un problema che da Pippo Inzaghi in avanti affligge chi indossa il numero 9.