È partito tutto quel lontano aprile 2017: closing, Milan in mano ai cinesi. Sia chiaro, nulla contro di loro ma la percezione che si stava andando incontro ad un fallimento c’era. La faraonica campagna acquisti aveva annebbiato quanto di poco nitido abbracciava l’intera vicenda legata alla cessione. L’elemento che più fa arrabbiare è proprio la storia di questo club, la tradizione di una squadra che vanta 7 Champions League. Qualcuno ha fatto e continua a fare i propri interessi sulla pelle del popolo rossonero, vero e unico proprietario del Milan. Nessuno, a distanza di 15 mesi, si è esposto assumendosi responsabilità. Possibile che dopo anni di trattative si sia venduto ad un imprenditore privo di rilevanti risorse economiche, che si è dovuto indebitare (con il fondo Elliott) per l’acquisto?
Domanda a cui sarà difficile trovare una risposta soddisfacente, quel che è certo è che il Milan deve ritornare. Inaccettabile l’esclusione dalla prossima Europa league, un danno d’immagine e macchia indelebile per il futuro del club. Ora bisogna pensare al futuro, sperare che Yonghong Li non trovi i 32 milioni da rimborsare per l’aumento di capitale. In questo caso, la cessione sarà obbligatoria perché Li perderebbe il Milan con un passivo di quasi 1 miliardo. Rocco Commisso, al momento, è il principale acquirente pronto a sborsare diversi milioni di euro per salire in sella.
Le parti trovino al più presto un accordo, per il bene del Milan e dei suoi tifosi. L’offerta dell’imprenditore italomericano c’è ed è reale, è già pronto il business plan per riportare il club ai fasti di un tempo. E poi, se la trattativa dovesse andare in porto, ci sarebbe una possibilità di ribaltare la sentenza Uefa con il ricorso al Tas di Losanna. Mr. Li non deve tirare troppo la corda, i tempi stringono. Bisogna tornare a parlare dei successi del Milan, non delle disfatte societarie…